Perché la Chiesa deve interessarsi di sesso

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La Chiesa deve o no interessarsi di sesso?

Oggi vorrei parlare di un commento che sento muovere da tempo: la Chiesa non deve interessarsi di sesso. (eh sì, ci ho preso gusto a parlare di sesso, del suo uso disfunzionale. L’ho già fatto: https://annaporchetti.it/2023/03/14/la-pornografia-e-un-affare-privato/)

La morale cattolica dovrebbe disinteressarsi delle scelte e abitudini sessuali di uomini e donne. Perché è una questione di privacy, eccheddiamine. La morale cattolica va benissimo quando si tratta di qualche tema che la laicità ha fatto proprio: la solidarietà, il pacifismo, il rispetto per gli esseri umani, la lotta alle discriminazioni e alla violenza, il volontariato. Lì va bene che la Chiesa dica la sua, anzi, serve a sostenere questa o quella tesi politica, sociale, culturale.

Ma poi basta, eh! Quando ha fatto la parte che ci è gradita, dopo si deve ritirare in buon ordine. Evaporare. Diventare invisibile. Questo atteggiamento lo hanno gli atei e paradossalmente anche tanti, troppi cattolici.

Che ne sanno i preti del sesso e del matrimonio?

Le argomentazioni degli atei sono di solito queste: la Chiesa è fatta di sacerdoti che fanno voto di castità. Per questo motivo, non sarebbero intitolati a parlare di sesso. Che ne sanno loro, che non lo hanno mai fatto? Che ne capiscono dell’alchimia che scatta in camera da letto, delle pulsioni, della passione? Loro che vivono nei loro monasteri silenziosi e ordinati, con poco o nessun contatto con persone dell’altro sesso, che ne sanno di come funziona l’attrazione, la sensualità, l’appagamento?

Possono parlare di Sacre scritture, di giaculatorie, di questioni teoriche e niente affatto significative per la vita quotidiana di noi laici: i dogmi, i miracoli, le apparizioni. Al massimo, se proprio vogliono parlare di sesso, possono disquisire di quello degli angeli. Per il resto, la Chiesa non deve interessarsi del sesso, delle relazioni, dell’erotismo. E nemmeno del matrimonio, benché ne rivendichi la natura sacramentale. Come mai i preti hanno tentato di appropriarsi di questo istituto laico e trasversale a tutte le fedi? Perché un uomo o una donna dovrebbero ascoltare i consigli di un sacerdote, in fatto di sesso o di matrimonio?

Perché la Chiesa può e deve interessarsi di sesso

L’argomentazione è molto popolare, ma piuttosto debole. Se un giorno avessi le emorroidi, consulterei un medico. Non gli chiederei se soffre o ha mai sofferto di emorroidi. E non mi aspetterei che si sedesse di fronte a me e mi raccontasse aneddoti personali della sua difficile convivenza con il fastidioso disturbo.

Non mi prescriverebbe una cura per via del giovamento che ne ha tratto personalmente.
Ascolterei le sue raccomandazioni su un cambiamento di alimentazione, senza chiedergli cosa mangia di solito. E non ci metteremmo a discutere di quando le soffici sedute della sua poltrona da studio si prestino a persone con il nostro comune problema.

Non mi aspetto che un medico abbia sofferto di tutte le malattie che dovrebbe curare. La sua competenza gli arriva dai suoi studi, non certo dalle esperienze personali. Al massimo, potrei ammettere che gli viene in aiuto l’esperienza della pratica medica, ovvero aver assistito tanta gente con le emorroidi.

Non mi verrebbe certo in mente di strillargli scandalizzata che non può parlarmi di prevenzione e cura delle emorroidi, lui che mai ha avuto questo problema. (lo so, non avrei dovuto parlare di emorroidi. Non è signorile. Dovevo trovare una malattia un po’ meno triviale, un po’ più eterea. Adesso tutti i miei dodici lettori e mezzo si chiederanno se ho davvero quello spiacevole inconveniente).

E questo vale in generale. Ascolterei le indicazioni della pediatra, anche se non ha figli. Non riterrei un ginecologo inadatto ad assistermi durante gravidanza e parto solo perché lui non ha l’utero e quindi non sarà mai incinto, né mai partorirà. Idem per un avvocato, non mi aspetto che abbia passato in prima persona tutte le disavventure giudiziarie, i contenziosi di condominio, le beghe con banche o assicurazioni in cui deve rappresentare i suoi clienti.

La perdita del buon senso

Quando si tratta dei sacerdoti però, questa forma di buon senso viene meno. Nessuno sembra capire che un consacrato può parlare eccome di sesso ai laici, pur essendo casto, perché lo fa in virtù della sua competenza spirituale, degli studi che ha svolto e della conoscenza della natura umana che gli deriva dal suo percorso. Non certo sulla base delle sue esperienze a luci rosse. D’altro canto, il confessionale non è il bancone di uno dei peggiori bar di Caracas.

Non mi irriterei se un medico mi consigliasse di smettere di bere, di fumare, di mangiare certi alimenti, per il mio bene. Eppure, c’è chi si irrita se un sacerdote consiglia di evitare la promiscuità, la strumentalizzazione dell’altro, le perversioni. Eppure, anche quello è un suggerimento a fin di bene.

Cattolici on demand

E non va molto meglio coi cattolici. Sono tanti coloro che si sentono sinceramente cattolici. Vanno a Messa ogni domenica, magari pregano regolarmente e tentano davvero di mettere in pratica l’insegnamento del cristianesimo, in tanti ambiti della vita quotidiana. Poi però ritengono inopportuno che la Chiesa si occupi di morale sessuale.

La considerano una indebita interferenza, loro che, in fatto di sesso e relazioni, sono adulti abbastanza per fare da sé, ché se proprio avessero necessità di un consiglio, lo chiederebbero loro. Fino ad allora, grazie, non ci serve niente, buona giornata. A loro dico: coraggio. Siete chiamati a passare dalla porta stretta. Fidatevi di Dio. Fidatevi della Chiesa. Non pensate di saperne di più, di avere le idee chiare.

La religione non è un abbonamento alla televisione on demand. Non funziona che ti scarichi solo i film che ti piacciono, che ti interessano, che incontrano il tuo gusto. La Chiesa è comunità, non community. Non siamo un gruppo di amici che si trovano per il calcetto del giovedì, ma martedì no, che c’è il corso di ballo latino con la moglie e neanche il venerdì, ché per il week end avete altri programmi.

Se volete stare nella comunità dei cattolici, dovete osservarne e condividere i pensieri, i comandamenti, le indicazioni. Altrimenti, tanto vale che vi fondiate una vostra religione personale. Mica è vietato dalla legge. Potete darvi i vostri comandamenti, autoproclamarvi leader i supremi e unica guida spirituale del vostro culto. Ma se dite di essere cattolici, se volete esserlo sul serio, piantatela di essere reticenti in fatto di sesso con la vostra Chiesa. Il fai da te, riservatelo al Brico.

Perché per la Chiesa interessarsi di sesso è importante

Non so perché non ci si fidi della morale cattolica. Nemmeno fra credenti. Eppure, è stata desunta e descritta per la nostra felicità. Tutto il magistero è costruito tenendo conto della natura umana, dei suoi bisogni autentici e profondi. Tutto il magistero dà risposte alle nostre domande.

Le domande dell’uomo sono sempre le stesse, come i suoi bisogni. Quello che cambia, sono le risposte. Le risposte umane confondono i bisogni coi desideri, e innalzano i desideri a diritti. E siccome tutto questo è ingannevole, la gente soffre. Per questo il bisogno di amore, di intimità di vicinanza è una domanda connaturata da sempre con l’umano, ma la risposta non può essere il sesso ricreativo, fine a se stesso, che vede nell’altro un puro strumento per raggiungere i propri obiettivi.

A dirlo, è rimasta ormai solo la Chiesa. Gli altri invitano al consumo vorace di sesso, come fosse uno snack. Per questo siamo affettivamente sempre più bulimici e infelici. Perciò è fondamentale che la Chiesa continui a essere l’unica voce fuori dal coro, e che continui a interesserai di sesso.

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Chiesa interessarsi sesso