Festa del papà: infiammano le polemiche
Ieri era il 19 marzo, giorno in cui la Chiesa festeggia San Giuseppe, padre terreno di Gesù e da sempre festa del papà. Oggi più che mai controversa. Lo avreste mai detto? Mala tempora currunt, se persino una festa apparentemente innocua come quella del papà, è motivo di divisione.
Qualche giorno fa è divampata la polemica, in una scuola di Viareggio. La preside ha deciso di non far celebrare la festa del papà. La ragione? Questa festa offenderebbe chi il papà non lo ha, ovvero quelle che oggi vengono definite “famiglie omogenitoriali”.
Se ne è parlato tanto e a questo punto anche io vorrei dire la mia.
La prima osservazione che faccio è legata a una questione di verità. Tutti abbiamo un padre. Può essere che questo padre sia scomparso prematuramente. Oppure, potrebbe essere stato assente. Potrebbe anche capitare che, per i casi della vita, i rapporti si siano compromessi irrimediabilmente. Il padre può non far parte della vita dei figli, per molti motivi. Può darsi che non ne abbia fatto parte sin dall’inizio. Tuttavia, qualunque sia la situazione, è falso affermare che ci siano persone senza padre.
Anche se il padre non c’è, la festa del papà continua ad aver senso
A me dispiace per gli orfani. Sono addolorata per chi è stato abbandonato o tradito dal padre. Ancora di più mi dispiace per chi il padre non lo ha avuto per ragioni ideologiche. Al netto della mia empatia verso chi non ha specifici motivi per festeggiare questo giorno, ci sono un sacco di padri che invece ci sono e ci sono sempre stati.
Uomini che hanno fatto un lavoro eccellente o che comunque hanno fatto e fanno del loro meglio. Il papà perfetto, d’altro canto, esiste solo nelle pubblicità del Mulino Bianco. Forse ormai nemmeno più in quelle. È da tempo che non vedo più la televisione. Ho un vago ricordo di Antonio Banderas che conversava di biscotti con una gallina. Forse persino la pubblicità si è arresa al fatto che la famiglia perfetta e il padre perfetto non esistano.
La buona notizia è che non serve essere un padre perfetto. Serve essere un padre amorevole, interessato al bene dei figli. Questo di norma è più che sufficiente per fare di un uomo un buon padre. Un buon padre che merita di essere festeggiato, almeno una volta all’anno, per quello che fa nell’intera vita dei figli.
Il malinteto senso dell’offesa
Io però vorrei fare un approfondimento e cercare di capire perché festeggiare il proprio padre potrebbe offendere chi non lo ha. Perché, più in generale, ogni volta che ci apprestiamo a festeggiare qualcosa o qualcuno, dovremmo sentirci in colpa, per l’offesa immaginaria, arrecata a qualcun altro, che se ne sentirebbe escluso.
Facciamo un rapido test. Vi offende il fatto che, per un mese all’anno, i musulmani digiunino per il Ramadan? Vorreste chiedere loro di smettere, perché vi offendono? Il fatto di esserne esclusi, vi fa soffrire? O, più semplicemente, siccome fa parte di una religione che non è la vostra, in cui non credete, il fatto che gli altri lo pratichino, non vi disturba affatto?
E l’Hannukka, la festa della luce, cara agli ebrei, vi offende? Vorreste che smettessero di celebrarla per non farvi sentire esclusi?
Allargando questo concetto, se avete deciso che il padre non vi serve, non vi interessa, ne avete fatto a meno e continuerete a farlo volentieri, che vi importa che chi invece lo ama, celebri la festa del papà?
Se invece l’idea vi fa soffrire, perché la mancanza del padre è per voi un dolore, perché volete imporre questa mancanza simbolica anche a chi il padre lo ha? Cos’è, il principio del: se soffro io allora dovete soffrire anche voi insieme a me?
Ogni celebrazione ha in sé un elemento di divisione
D’altro canto, ogni festa di qualcosa, inevitabilmente, si concentra su un elemento da festeggiare, che potrebbe non riguardare tutti. Festeggiare è divisivo, amici miei. Forse smettiamo di festeggiare la donna l’otto marzo, per evitare di offendere chi non è donna?
E i compleanni? Vogliamo parlare di quanto sia potenzialmente divisivo festeggiare il compleanno? Ma ti rendi conto di quanta gente rischi di offendere? Perché tu festeggi il tuo compleanno oggi, ma come la mettiamo con chi è nato a settembre? E a febbraio? E la settimana prossima? Non pensi che si sentano esclusi dal fatto che tu fai festa per una cosa su cui – dal loro punto di vista – non c’è nulla da festeggiare?
L’egoismo rancoroso
Diciamola tutta: siamo diventati una società egoista e livorosa, incapace di provare quel minimo di empatia che ti fa gioire delle gioie degli altri. Quella che ti farebbe dire: “io non celebro la festa del papà, ma sono contenta per chi la festeggia”, invece di: “siccome non la festeggio io, allora non potete festeggiarla nemmeno voi.”
Se ci sono famiglie omogenitoriali, festeggeranno alla festa della mamma. Oppure indiranno una festa tutta loro. In questo mondo, nessuno nega o proibisce una celebrazione. Ma cancellare la festa del papà, cancellare la realtà oggettiva che i padri esistono, che, nella maggior parte dei casi, sono una grande ricchezza per i figli, non è segno di modernità, ma di egocentrismo rancoroso.
Se le famiglie omogenitoriali non vogliono festeggiare, se non vogliono il lavoretto della festa del papà, ne facessero a meno. Se per i loro figli è una ferita non avere un padre da festeggiare, a maggior ragione evitassero di infliggere la stessa ferita agli altri bambini, quelli che il padre ce l’hanno, e lo amano con tutto il cuore.
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