Manifestazione o non manifestazione?
Manifestazione si o no? Questo si chiederebbe Amleto, se fosse genitore di un liceale, oggi giorno. Altro che passeggiate notturne per cimiteri, con un teschio in mano, a farsi domande ontologiche. Ci vuole un fisico bestiale, per resistere agli urti della vita. Lo cantava Luca Carboni più di venti anni fa. Quel ritornello mi è balenato in mente, mentre litigavo, fino a slogarmi il pollice opponibile, con una mamma della classe di una delle mie figlie.
Parliamo dell’antefatto. Al liceo, in questi giorni, c’è l’occupazione. Occupazione e manifestazioni sono, da sempre, una fantastica e amatissima opportunità per gli studenti, per saltare qualche lezione e passare qualche ora a far gazzarra coi compagni di classe.
Pericle o Alcibiade?
Forse non è stato così per voi. Magari fra di voi c’era qualche aspirante Pericle, che arringava le folle di adolescenti brufolosi con discorsi sui pubblici affari e la conduzione virtuosa dello stato da parte dei cittadini. Sarà che sono cresciuta a Taranto, ma che ad Atene si facesse così, mi scaldava poco il cuore. Degli scioperi, delle manifestazioni, delle occupazioni, a me interessava soprattutto l’aspetto di socialità, trasgressione e cazzeggio. Io non studiavo da Pericle. Somigliavo di più ad Alcibiade.
Non c’è niente di male, da ragazzi, a concedersi questo tipo di diversivo, qualche volta.
Abbiamo finito la scuola, ci siamo laureati, abbiamo trovato lavoro e messo su famiglia. Gli scioperi dei tempi del liceo non hanno ostacolato il nostro inserimento, nella società civile. Sono solo rimasti piacevoli ricordi.
Anno 2023, qual è l’oggetto della manifestazione?
Ho motivo di credere che anche per mia figlia sia così. Non so bene quale sia l’oggetto della manifestazione. So però per certo, che c’è sempre un motivo. C’è sempre una guerra, la contestazione della didattica, una qualche bega politica. Negli anni settanta c’era molta politicizzazione in queste circostanze, ma già ai miei tempi non era più così. Meno che mai lo è per i ragazzi di oggi, tiepidi, di fronte alle ideologie di un passato che non gli appartiene.
Per mia figlia, al di là degli slogan appresi per l’occasione, l’aspetto più affascinante della vicenda è la piccola trasgressione in compagnia. Era impegnata a fare la spesa con gli amici al supermercato, per preparare i panini. Avevano anche una palylist musicale. Benedetta gioventù ingenua!
Non novelli Che Guevara, ma sanissimi sedicenni. Desiderosi di stare insieme ed evadere per qualche ora dai doveri scolastici. Benissimo. Non ho intenzione di ostacolare questa curiosità. Rischierei di dotarla del fascino del proibito. Non prendiamoli sul serio. Come se, a sedici anni, potessero cambiare il mondo.
La manifestazione dei desideri (dei genitori)
Verso le quattro di pomeriggio, ricevo nella chat di classe, la lettera aperta di una mamma ai ragazzi. Avete capito bene! Una mamma scrive una lettera aperta ai ragazzi, in cui esprime appoggio ai nostri figli. Perché? Secondo lei, hanno coraggiosamente preso posizione contro il sistema.
Il sistema! Capite? Tanto valeva prendersela con la precessione degli equinozi, che, in quando ad astrattezza, se la gioca bene con il così detto sistema.
L’impavida chiede a noialtri genitori di firmarla! Forse viene da Marte. O non ha mai fatto uno sciopero nella sua intera vita di liceale. Mostra di credere che questi ragazzi vogliano eroicamente battersi. Non si sa bene contro chi. Ah, già il sistema. Che non ha nome, cognome, né indirizzo. Inutile cercare di metterlo di fronte alle proprie responsabilità-
Lei vede qualcosa di sublime e coraggioso in un gruppo di adolescenti che hanno scelto la manifestazione come scusa appena appena dignitosa per fare un filone collettivo. (si dice ancora filone?)
Il testo
Alle ragazze e ai ragazzi che hanno deciso di occupare xxxx
Care ragazze e cari ragazzi,
Ci teniamo come genitori a esprimervi il nostro appoggio in merito alla vostra decisione di occupare la scuola. Sosteniamo le vostre rivendicazioni, in particolare:
il desiderio di un nuovo modello di scuola, più attenta al benessere psicologico e relazionale, non incentrata solo sul risultato e capace di offrire formazione di qualità a tutte e tutti e non solo in base a discutibili criteri di merito;
l’indignazione per come il ministro Valditara ha reagito alla vicenda delle recenti aggressioni neofasciste al liceo Michelangelo di Firenze; la chiusura definitiva dei percorsi di alternanza scuola lavoro, perché la scuola deve avere come obiettivo la formazione di cittadini consapevoli e non la fornitura di forza lavoro gratuita o sottopagata;
la richiesta di interventi di edilizia scolastica che rendano gli edifici in cui passate tante ore dei luoghi sicuri e ospitali.
Non lasciatevi intimidire da chi dimostra chiusura al dialogo e al confronto, e non lasciatevi abbattere dalle critiche distruttive: non è facile organizzare un’occupazione, ma dagli errori e dalle mancanze si può sempre imparare. Anche manifestare le proprie idee in opposizione a un sistema che resiste a ogni richiesta di cambiamento è un’occasione importante di crescita come cittadini e cittadine.
C’è posta per te
Capisco che in questo momento sia di moda scrivere lettere aperte ai ragazzi. Oggettivamente è più facile scrivergli una lettera che parlargli di persona. E’ anche più facile appoggiarli e dargli ragione, che stimolarli a un ragionamento critico.
Ci sono varie cose in questa lettera che mi risvegliano riflessioni.
In primis: siamo sicuri che scioperare od occupare un liceo sia uno strumento utile a ottenere obiettivi di portata nazionale come:
- abolire l’alternanza scuola lavoro
- o creare un nuovo modello di scuola?
Voi avete mai visto cambiare una legge, per effetto di una manifestazione studentesca? Forse sì, nelle commedie americane. Lì c’è pure un professore idealista, una studentessa bruttina e intellettuale, uno studente belloccio, muscoloso e con la mascella quadra, che la ama per quella che è. Invece di flirtare con le scultoree cheerleader. Insomma, una favola moderna.
Sul pianeta terra non funziona così. Queste decisioni le prende un ministro, se non tutto il parlamento a maggioranza. E’ inutile protestare contro una delle mille mila scuole superiori sul territorio.
Tutto merito nostro?
Vorrei poi fare un accorato commento sui discutibili criteri di merito.
È una vita che il valutato sogna di poter influire su criteri e metodo su cui è misurato. Io, per dire, mi sarei data tutti dieci. Soprattutto in matematica, una materia che odiavo. Per fortuna, non mi è mai stato dato questo potere. È sano che sia così. Se il valutato avesse voce in capitolo sul metro del giudizio, allora l’intera obiettività della valutazione andrebbe a farsi benedire.
Secondo me la scuola ha già fatto abbastanza passi indietro. Questo le darebbe la stoccata finale. Io mi trovo già a confrontarmi quotidianamente con trentenni che dovrebbero essere il ricambio generazionale di noi ultra-anta ma non hanno gli strumenti per farlo.
A furia di abbassare l’asticella, per paura che il merito fosse discriminatorio, abbiamo tirato su una generazione di laureati che non sa scrivere un report di dieci righe. Nessuno gli ha insegnato a fare i riassunti.
I problemi concreti hanno soluzioni reali
Veniamo a problemi più specifici, come l’edilizia scolastica. Ammesso che le aule o i bagni caschino a pezzi, spetta davvero ai dei sedicenni richiedere interventi di edilizia alla scuola? E lo strumento corretto è uno sciopero o una occupazione?
Se ci sono questi gravi problemi strutturali, invece di scrivere letterine di sostegno, non dovremmo piuttosto rimboccarci le maniche e cercare di agire, noi che siamo adulti? Invece di nasconderci dietro ai nostri figli, non dovremmo prendere in mano noi la questione? Non sarebbe più utile chiedere un incontro col dirigente scolastico, ed esplorare possibili soluzioni?
Sempre che parlarne con la scuola sia una misura efficace. Il preside ha potere decisionale e budget? Se la ristrutturazione dipende dal comune, provincia, regione, o una qualunque istituzione, è inutile manifestare contro la scuola e aspettarsi di risolvere il problema.
La zona di comfort dell’astrattezza
Tutti questi dubbi li ho manifestati. Ho aggiunto che, invece di salvare il mondo o la scuola tutta intera, preferivo spendermi su degli obiettivi concreti. Meglio cercare di ottenere qualche risultato utile ai nostri figli. Sarà che faccio il manager, non la letterata. Invece che scrivere messaggi di sostegno, preferisco trovare soluzioni ai problemi specifici.
L’autrice della lettera mi risponde che lei ci tiene proprio ad andare al di là dei problemi specifici. Certo, perché quelli poi bisogna affrontarli e magari risolverli. L’astrattezza è una formidabile zona di comfort.. La lotta contro il sistema, contro il destino avverso, contro le ingiustizie della vita, è un bellissimo modo per non fare nulla, dando l’impressione di darsi un gran da fare per nobili cause.
Se posso scegliere, io mi batterei piuttosto contro l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei. Sono sempre stata una pacifista.
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