La notte degli Oscar?

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A quando, la notte degli Oscar?

Quando sarà la notte degli Oscar? Ho chiesto a mio marito di sabato, durante la colazione.

Perché, prevedi di andarci? Mi ha chiesto lui.

No, evidentemente no. A dirla tutta, non mi hanno invitata. Non che fossi disposta ad andarci, se anche avessi ricevuto un bel cartoncino di invito e un volo pagato Milano Los Angeles in business class. È che, per questo weekend ho altri programmi. Trenta gradi per i colorati e sessanta per il bianco. Rigorosamente con foglietti acchiappa colore. Non si sa mai.

Sarà per un’altra volta

E comunque, questa ironia da parte dei miei familiari, sta diventando un concreto ostacolo alla mia transizione a celebrity. Peccato che avessi già un improrogabile rendez-vous con a lavatrice. La notte degli Oscar mi avrebbe dato una splendida occasione per comprarmi un abito a sirena, sfruttando magari la coda lunga dei saldi di fine stagione. Abito sciccoso che poi non avrei più avuto occasione di indossare, io che, come evento solenne dell’anno, al massimo ho la Messa della mezzanotte a Natale.

Va bene, sarà per un’altra volta. Ditegli che non mi aspettino, vadano avanti pure con la premiazione, per stavolta non posso.

Critico cinematografico vintage offresi

Nel frattempo, ho scoperto che la notte degli Oscar quest’anno sarà fra il 12 e il 13 di marzo. E, allo stesso tempo, che non ho visto quasi nessuno dei film candidati. Il che, diciamocelo, non è una sorpresa. Di solito sono almeno cinque anni in ritardo, rispetto ai film usciti. Conto però di recuperare un po’ di vantaggio, visto che, durante la pandemia, di film ne sono stati girati pochi.

Io penso che potrei essere un discreto critico cinematografico, se fossimo negli anni cinquanta o sessanta del secolo scorso. Questo non perché io rifiuti le meraviglie del cinema contemporaneo, per rifugiarmi nelle produzioni vintage. Assolutamente no. In realtà, la mia conoscenza dei film di sessanta e passa anni fa, dipende principalmente dal fatto che ho visto ogni commedia italiana o americana, dei due decenni citati, quanto ero ragazzina. Come quasi tutti i miei coetanei.

Non perché avessimo un talento precocissimo per la cinematografia. È che, negli anni Ottanta e novanta, d’estate, la rai metteva in pausa il suo palinsesto e mandava a nastro vecchi film (che all’epoca non erano ancora così vecchi). Per questo Aldo Fabrizi, Silvana Mangano, Anna Magnani, Alberto Sordi, De Sica senior, Peppino De Filippo, Totò, eccetera eccetera mi sono un bel po’ più familiari degli attori candidati al prossimo Oscar.

I candidati all’Oscar, questi sconosciuti (per me)

Apprendo da fonte abbastanza sicura (google) che, candidati all’Oscar come migliori attori non protagonisti, ci sono:

  • Brian Tyree Henry – Causeway
  • Brendan Gleeson – Gli spiriti dell’isola
  • Judd Hirsch – The Fabelmans
  • Barry Keoghan – Gli spiriti dell’isola
  • Ke Huy Quan – Everything Everywhere All at Once

Tutti illustri sconosciuti. Forse non per voi gente di mondo, ma sicuramente per me. Io non sono in grado di ricordarne nemmeno uno e men che mai riesco ad abbinare ai nomi alcuna faccia. Scoprirò fra un lustro o poco meno chi era il belloccio sulla cresta dell’onda che ha vinto o non ha vinto la statuetta nel 2023. Quando, forse, non sarà più così belloccio o così sulla cresta dell’onda come ora. Il fatto è che, per proporsi come critico cinematografico di pellicole anni 50 e 60, temo di essere un po’ fuori tempo massimo.

Nel paese del mulino Bianco, la gente è sempre bene informata (sugli Oscar e non solo)

Non so se i film odierni, che fra poco più di 24 ore vinceranno l’Oscar (o se lo vedranno scivolare via sotto il naso) mi piacerebbero. So invece che una donna bene informata, moderna, inserita nel suo tempo, a quest’ora avrebbe la sua check list di favoriti. Probabilmente, saprebbe spendere commenti opportuni anche per questa o quella produzione poetica e non così mainstream. Quella che solo per serendipity, modo anglofono ed elegante per definire una ordinaria botta di culo, ha superato le barriere imposte dalle fredde leggi di mercato e si è ritagliata un piccolo posto nell’attenzione dei critici. 

Rispetto a tutto questo, ahimè, io sto diversi passi indietro. Non sono la donna del mulino bianco versione metropolitana. Quella che vede gente, fa cose e guarda i film del momento nella loro stagione di uscita. Al cinema e non anni dopo, sulla pay tv.

La coperta corta

Il problema per me sono le energie. I miei due neuroni, che al momento rappresentano l’unico contingente intellettuale di cui dispongo, sono così fiacchi e sgangherati, che dopo le sette di sera, già si rotolano sul pavimento del cervelletto. Se provo a proporre loro qualche film che sia più impegnativo anche solo dello spot di uno shampoo, cominciano a frignare. D’altro canto, non posso rimproverarglielo.

Io stessa, finché sono in posizione verticale, vado come un altoforno, è più difficile spegnermi che lasciarmi lavorare. Se però mi appoggio, non dico su una superficie orizzontale (troppo lusso!) ma anche solo su un piano inclinato, svengo e bisogna rianimarmi col defibrillatore.

Da anni sono consapevole che le mie risorse bastano appena appena a fare le tante cose che mi toccano. C’è poco spazio per l’intrattenimento. E poi, è anche un problema di tempo. Dove le trovo io, due ore filate di attenta immobilità davanti allo schermo? Senza nessun figlio che ha perso qualcosa, nessun elettrodomestico che va caricato o svuotato, niente da pulire, cucinare, riordinare?

Una volta, questa mia incapacità di tenere il passo, mi dispiaceva parecchio. L’idea di essere sempre la marziana che non ha visto nulla, non conosce nessuno, non ha alcuna opinione su quello di cui tutti parlano, intorno a lei, mi faceva sentire fuori luogo.

La vita è fatta di priorità

Ora non più. Ho fatto pace con il mio ritardo cronico e congenito sulla contemporaneità.

ho capito che non potevo fare spazio a tutto. tempo e spazio non sono guaine elastiche, che si allargano per accogliere tutto quello che vuoi. Sono contenitori con pareti solide, incomprimibili, non dilatabili. Confini che ti obbligano a fare scelte. A tenere dentro e a lasciare fuori.

Io ho solo il tempo e la forza di pregare e di scrivere. Per queste due attività, indispensabili al mio benessere fisico e spirituale, sono disposta a rinunciare anche a un po’ di sonno.

Poco importa che la preghiera sia un’attività incomprensibile per moltissime persone. Appena appena meno comprensibile della scrittura. A me serve un poco di spazio per il mio dialogo con Dio. E poi con me stessa. È questo che mi dà le energie necessarie a fare lo slalom fra le difficoltà della vita. Ad accettare questo anacronismo di essere una delle massime esperte di film vecchi di sessant’anni che nessuno ricorda più, e non avere la più pallida idea di chi potrebbe vincere l’Oscar, fra qualche ora.

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