La lettura della settimana
Anche oggi è venerdì, il momento della lettura consigliata. Domenica delle ragazze Scout tenevano un mercatino di beneficienza, davanti alla mia chiesa. Questo tipo di ragazze mi fanno una grande simpatia. Di domenica mattina, l’unico giorno in cui non si va a scuola, invece di poltrire, giocare con il telefono, vedersi con gli amici, montano una bancarella e tentano di convincere passanti e fedeli frettolosi e talvolta scostanti, a comprare qualcosina. Stanno lì per tutta la mattina, timide e sorridenti con il loro banchetto di biscotti, libri usati, cianfrusaglie.
Per quale causa non so, ma sarà buona comunque. Una causa che spinga delle adolescenti a fare qualcosa per gli altri, già solo per questo è nobilissima. Non potevo evitare di fermarmi e comprare qualcosa. Mi sono fermata a guardare i libri. Ne ho comprati due, uno è la biografia di Marie Curie.
Consiglio vivamente la lettura delle biografie e dei libri su questa donna straordinaria, che ho ammirato per tutta la vita.
Giovani in cerca di modelli
Io sono cresciuta fra due poli opposti. Mia madre, laureata in lettere, latinista, grecista, insegnante di lingua e letteratura italiane al liceo e mio padre, ingegnere, appassionato di scienza e tecnologia. I miei genitori non avevano dubbi: bisognava assecondare il progresso scientifico, che avrebbe permesso alla mia generazione e alle successive di avere un futuro solido e ottimi posti di lavoro.
Perché i miei, come tutti genitori del mondo, desideravano per noi figli soprattutto la serenità. Sono stata cresciuta così, con il mito del progresso. Malgrado la mia predilezione e (forse) inclinazione per le materie umanistiche, non c’era alcun dubbio su che tipo di percorso dovessi seguire da adulta.
Io ero alla ricerca di modelli. Donne di scienza. Ai tempi della mia infanzia e della mia adolescenza, gli esempi più concreti e visibili di donne impegnate nel settore scientifico erano Rita levi Montalcini e Margherita Hack. Due donne di valore intellettuale elevatissimo, senza dubbio, la prima, addirittura, premio Nobel per la medicina.
Ma… nessuna delle due mi convinceva del tutto. La Montalcini non si è mai sposata. La Hack, sposata giovanissima, non ha avuto figli. Sebbene a undici, tredici, quattordici anni, io non sapessi nulla dell’autodeterminazione, della libertà di scelta, dell’emancipazione, sentivo comunque chiaramente che questa era una enorme limitazione. E anche se in questi due casi, per la Montalcini e la Hack, si sarà trattato certamente di una scelta liberissima, consapevolissima, gratificantissima, non è comunque una decisione adatta a tutte.
Quello che sentivo dentro di me era che io volevo sì la scienza, il lavoro, la serenità per il futuro. Sognavo anche di rendermi utile e contribuire a fare del mondo un posto migliore. Ma non volevo farlo a condizione di una rinuncia a farmi degli affetti, una famiglia. Mi sembrava un prezzo troppo alto.
Una diversa chiave di lettura
Poi ho scoperto lei. Marie Curie. Il mio mito. Marie Curie si è laureata in chimica, poi in fisica e infine in matematica. È stata la prima donna a insegnare alla Sorbona e la prima persona a vincere due premi Nobel. Il primo, a soli 36 anni, nel 1903 per la fisica, prima donna a essere insignita di questo riconoscimento. Premio ottenuto grazie ai suoi studi sulla radioattività. Svolti assieme al marito, Pierre. Il secondo nel 1911, per la chimica, grazie alla scoperta di un elemento della tavola periodica, che chiamò Polonio, in onore del suo paese di origine, unica persona a ricevere il Nobel in due campi diversi.
Marie e Pierre, scienziati, coppia felice nella vita, premi Nobel. Non solo. Genitori di due ragazze, una delle quali, seguendo le orme dei genitori, riceverà anch’essa il Nobel. Marie Curie e la sua vicenda, danno una nuova chiave di lettura alle donne come me.
La libertà di scelta
Lo dico con totale chiarezza. Io sono per la libertà di scelta. Credo che una donna debba poter scegliere. Scegliere se vuole fare la moglie e la madre. Oppure se vuole dedicarsi alla carriera. O, infine, se vuole entrambe le cose. Nessuna di queste scelte può essere imposta.
La vera domanda, per la mia generazione, era se fosse possibile avere entrambe le cose, famiglia e lavoro. E non un lavoretto in cui arrabattarsi, per guadagnare qualcosina. Intendiamoci, è una ambizione dignitosa e legittima, contribuire al bilancio familiare, se ce n’è la necessità. Ma non era quello il tipo di lavoro che intrigava le giovani della mia generazione. Per noi, lavorare significava volere qualcosa di più.
Il ruolo di madre è una vocazione naturale, viscerale, profonda. Forse non c’è bisogno di spiegarla con tante parole. Il desiderio di lavorare è meno istintivo, più razionale. Non è detto che attragga ogni donna. Il suo perché ha bisogno di essere esplorato.
È riduttivo concepire il lavoro solo in termini di stipendio. Molte donne amano il loro lavoro per gli stimoli intellettuali. Per l’opportunità di imparare e mettersi alla prova. Per l’occasione di sentirsi apprezzate, per essere fiere delle proprie sfide e dei propri traguardi. Demonizzare o stigmatizzare il lavoro femminile è un errore.
Nelle generazioni precedenti la possibilità di avere una famiglia e un lavoro gratificante non era contemplata. Le donne più spesso stavano a casa, come mia nonna. Oppure lavoravano, come la Hack e la Montalcini. Quelle che potessero fare entrambe le cose a un livello soddisfacente erano rare.
Perché la sua biografia è una lettura interessante e d’ispirazione
Marie Curie per me è stata un modello perfetto. Ha avuto un buon matrimonio. È diventata madre e allo stesso tempo ha lavorato nel campo che preferiva. Lo ha fatto ai massimi livelli, ottenendo soddisfazioni e contribuendo al progresso del mondo. Se ce l’aveva fatta lei, potevo provarci anche io, pensavo. Anche perché non pretendevo certo di vincere due premi Nobel. E neanche uno.
La sua storia mi ha dato il coraggio di provarci e di non mollare mai, nemmeno quando ero esausta. Né quando ero stufa. Neanche in tutti quei momenti in cui tutto mi sembrava troppo per le mie forze.
Per questo consiglio vivamente di approfondire la sua storia umana e professionale. Tutte le donne della mia generazione le devono un po’ di gratitudine, per averci mostrato che non è necessario rinunciare ai propri sogni. Buona lettura!
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