L’asciuttezza preterintenzionale maschile
Ricevo un messaggio da una lettrice del blog, che mi dà modo di palare dell’asciuttezza preterintenzionale maschile. Lo so, detto così fa quasi paura. Forse vi starete chiedendo: Che cos’è questa strana cosa? Ne soffre anche mio marito? Come si cura? Si tratta invece di una cosa incredibilmente comune.
La mia lettrice, che chiameremo L, soffre per il comportamento di suo marito. Lui, che chiameremo G, è sempre molto brusco belle risposte. Parla a mono sillabi, spesso, più che suggerimenti dà degli ordini, sembra sempre diretto, fino quasi alla brutalità. G non le dice nulla di offensivo o crudele, ma ha un modo di comunicare molto asciutto, privo di sfumature, di empatia, di delicatezza. Se però L glielo fa notare, suo marito cade dalle nuvole. G pare non accorgersi della sua rudezza e sua moglie, che lo conosce bene, capisce che il suo stupore e sincero
La comunicazione
Uomini e donne sono diversi. Fin qui direi che ci siamo. “Uomini e donne Lui li creò”. Le basi proprio. Alcune diversità ci sono immediatamente evidenti: gli uomini hanno la barba e le donne portano il reggiseno. Gli uomini amano il calcio, intrattengono con la loro auto un’amicizia affettuosa, si innamorano di qualunque aggeggio elettronico. Le donne ritengono di dover perdere almeno due chili (qualunque sia il loro peso), se si perdono, chiedono indicazioni ai passanti (anche se hanno il navigatore) e solidarizzano con le amiche in crisi, anche a costo di raccontare bugie pietose. Questa è la parte facile, poi comincia la salita.
La nostra natura è così distante, che ci mettiamo anni a comprendere le reciproche peculiarità. E mica le capiamo tutte. Quelle che non capiamo, rimangono come buche sparpagliate nel cammino del nostro rapporto. In ogni momento c’è il rischio di cascarci dentro. Uno degli ambiti in cui la nostra differenza si rende più evidente è proprio la comunicazione. Non solo quello che diciamo, ma anche come lo diciamo.
L’asciuttezza e la fluidità
Per le donne, la comunicazione è molto più che trasferire informazioni. Noi comunichiamo non solo parole, ma anche emozioni. Per questo, le donne sono capaci di parlare per ore, anche quando l’argomento è in fondo semplice magari si potrebbe spiegare con poche parole. Raramente facciamo discorsi di poche parole. Va detto che ognuna di esse ha un peso, che va oltre il solo significato letterale. Ogni nostra frase è piena di sfumature.
Al contrario, gli uomini hanno una concezione della parola molto più pratica e funzionale. Gli uomini parlano se hanno qualcosa di concreto da dire. La comunicazione maschile è oggettiva, caratterizzata da una asciuttezza informativa che a volte patiamo come un castigo. È una comunicazione fatta di bianco e di nero, in cui c’è pochissimo spazio per le sfumature. La sinteticità degli uomini, che scambiamo per scortesia, non ha nessuna intenzionalità.
Piccoli esempi di parole fraintese
Torniamo per un attimo a L e G. I loro discorsi si svolgono più o meno così: suo marito le dice: “L, alzati che è suonata la sveglia.” “uh, accidenti, ma è tardissimo! Non me ne ero proprio resa conto. È che ieri sera ho fatto tardi per riordinare la cucina e stamattina sono stanca morta. Come vorrei un caffè, anche solo per accendere il cervello. Chissà se ho il tempo di farmi una doccia veloce, prima di andare.” G le risponde: “se non ti sbrighi, fai tardi”. L ci resta male e tutto il giorno rimugina su come suo marito sia stato brusco. Di un’asciuttezza quasi al limite della scortesia.
Che cos’ha questa conversazione, di così evidente? È un esempio di parole fraintese. Da un lato c’è lei, che tenta di comunicare al marito che è stanca, perché si è dedicata alle pulizie di casa, fino a tardi. Probabilmente vorrebbe che lui le facesse un complimento o esprimesse gratitudine per i suoi sforzi. Il marito non coglie questa implicita richiesta di apprezzamento. Invece è concentrato a tenere il tempo sotto controllo, perché ha capito che lei non lo sta facendo e rischia di fare tardi.
Poi lei suggerisce fra le righe che le farebbe piacere un caffè. Anche qui, il marito non capisce la richiesta di aiuto, perché è troppo indiretta. Certo che lei potrebbe chiedergli esplicitamente il piacere di farle un caffè. Però non vuole. Probabilmente non le va di ammettere di aver bisogno di un aiuto, seppure così piccolo. Spera che lui capisca e glielo offra di sua iniziativa, così si risparmierà di chiedere.
Infine, lei vorrebbe essere rassicurata sul fatto che riuscirà comunque a prepararsi in tempo, senza rinunciare alla doccia. Si aspetta un incoraggiamento, anche se sa perfettamente che il marito non ha il potere di garantirle che riuscirà a fare tutto abbastanza velocemente. Lui, però, è ancora completamente concentrato sull’orario e le raccomanda di prepararsi velocemente.
Non c’è nulla di realmente offensivo oppure ostile in questa conversazione, eppure L sente che non è andata come si aspettava. È delusa. Le sue parole avevano lo scopo di catturare l’attenzione del marito e stimolarlo a compiere gesti gentili nei suoi confronti. Da parte sua, lui non ha capito quale esigenza ci fosse realmente, dietro le parole della moglie.
Infine, mentre lei vorrebbe sentirsi dire che è tutto sotto controllo, che non è poi così tardi (poco importa che sia vero o no), lui continua a prenderla alla lettera e a tenere d’occhio l’orologio.
La perenne contrapposizione fra emozione e ragione
Le risposte di lui sono perfettamente logiche. Quelle di lei sono completamente emozionali. I due percorrono due binari paralleli. È ovvio che, se L rimprovererà al marito di averla trattata con poca sensibilità o averle risposto male, lui ne rimarrà sbalordito. L’asciuttezza di lui non era diretto a ferirla o a criticarla. Al contrario, da parte sua, lui ritiene di aver fatto qualcosa di utile per la moglie: stimolarla a sbrigarsi. Si sente accusato ingiustamente, lui che cercava solo di essere di aiuto! Certo, lo ha fatto nell’unico modo di cui è capace, con la tipica asciuttezza di comunicazione maschile.
Chiamatela come volete: contrapposizione fra ragione ed emozione. Ragione e sentimento. Cuore che ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Ci sono centinaia di splendidi aforismi che fotografano questa immensa diversità fra il ragionare con la testa e ragionare con il cuore. E su come due persone che ragionino in modo diverso, finiscano col non capirsi.
Cosa fare e cosa non fare
L, come molte di noi, capisce abbastanza in fretta l’inutilità di rimproverare il marito per il tono o per lo stile delle sue parole. Sa che in questi casi, la situazione può solo peggiorare. Gli uomini, quando si sentono criticati, specie se ritengono di esserlo ingiustamente, assumono una posizione difensiva. Invece di considerare il punto di vista della moglie, pensano una di queste tre cose:
Poveretta, è esaurita.
Eccola lì, è nervosa e ha voglia di litigare.
È ipersensibile, forse ha il ciclo, bisogna stare attenti alle parole.
Insomma, questo uomo tutto immagina, meno che forse sua moglie gli stava lanciando dei messaggi, che lui non ha colto.
E quindi? Come si fa?
La prima cosa da fare, è mettere in conto questo diverso stile di comunicazione. E accettare il fatto che sarà difficilissimo, forse persino impossibile, far cambiare registro al marito. Questo è già un buon punto di partenza.
La seconda cosa da fare, è abbandonare il giudizio. Evitare di giudicare il marito in base alla risposta che dà. O, peggio ancora, alle sensazioni che ci procura la risposta che lui dà. Lui non ha alcun controllo sulle emozioni che ci suscita. E la sua risposta non è per forza segnale di scarso tatto o di disinteresse. Spesso, una risposta sintetica o brusca non deriva da rabbia o risentimento. Non è detto che sia una critica.
Semplicemente, lui è abituato a esprimersi così. Perché, se conosciamo l’uomo che abbiamo al fianco, sicuramente sappiamo riconoscere quando è davvero irritato, arrabbiato, offeso.
La chiacchierata a quattr’occhi
Uno degli spauracchi peggiori dei mariti è la frase della moglie: “caro dobbiamo parlare”. Qualche volta espressa nella variante: “abbiamo un problema”. Anche se vi ho appena sconsigliato di considerare offensiva ogni risposta che non sia in linea con le vostre aspettative, ammetto che esiste una eccezione. C’è effettivamente un caso in cui non solo è utile, ma è addirittura doveroso chiarirsi. E fare una chiacchierata a quattr’occhi, ma pacata e serena. Se c’è un atteggiamento o una espressione in particolare, che lui usa spesso e che ci ferisce, allora è necessario parlarne.
Mi raccomando: mai sull’onda del risentimento. Quando le acque si sono calmante, si può semplicemente dire: “quando tu mi parli così o usi quell’espressione, io soffro, perché mi sento criticata.” Stiamo attente a non dire: “mi fai del male.” “mi offendi”. Come se fosse un gesto deliberato. Partiamo dal presupposto che non lo abbia fatto apposta. Di nuovo, abbandoniamo il giudizio. Non accusiamolo di nulla. Parliamo solo di quello che sappiamo con certezza: le nostre sensazioni.
Possiamo anche aggiungere: “per favore, non farlo più”. Ovviamente, non possiamo aspettarci che lui magicamente e da un giorno all’altro modifichi l’atteggiamento. Ci vuole pazienza. Potrebbero volerci settimane, mesi.
Il messaggio andrà rinforzato più volte, sempre in modo gentile, non inquisitorio. Un po’ alla volta, noteremo un cambiamento. Proprio perché il gesto o l’espressione che ci feriscono, non vengono fatti con intenzione, lui non avrà motivo per ripeterli, una volta che avrà capito che ci urta.
La gratitudine è il miglior antidoto all’asciuttezza
Quando lui si sforza di lavorare sul suo tono o sul suo stile di comunicazione, rispettando le nostre richieste, mostriamogli apprezzamento. Ringraziamolo. Questi commenti positivi lo incoraggeranno a impegnarsi ancora di più. L’asciuttezza di fondo resterà -mica si possono fare miracoli -ma potrebbe stemperarsi.
E anche da parte nostra, educheremo noi stesse alla gentilezza. Ci sforzeremo di non essere permalose e di non vedere un attacco personale dove non c’è. Perché non importa quanto lui possa averci ferite o irritate, tagliando le frasi a colpi di accetta. Se ci amiamo, dobbiamo passare oltre alla forma e concentrarci sulla sostanza.
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