Quaresima, istruzioni per l’uso

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Oggi inizia la Quaresima. La circostanza dovrebbe risvegliarmi riflessioni pie e spiritualmente elevate, Il problema è che non è facile farlo. Non potremmo invece parlare di scarpe? A esempio della zeppa in sughero? Inventata da Salvatore Ferragamo negli anni 30, per le dive di Hollywood è ora alla portata di noi comuni mortali. Noi che cerchiamo un modo elegante per guadagnare qualche centimetro che snellisca la figura.  Sulle scarpe andrei avanti a parlare per ore, in totale scioltezza.

Chi glielo dice al mio angelo custode, che ho glissato sull’argomento chiave, per riparare su frivolezze? E allora no, che riflessione sulla Quaresima sia (ma quando volete parlare di scarpe, sapete dove trovarmi).

Cominciamo dalle ceneri

Allora cominciamo dall’inizio. La Quaresima è un percorso. Parte da oggi, Mercoledì delle Ceneri, per lo meno nella chiesa di rito romano (per noi ambrosiani il calendario è un po’ diverso). La Quaresima è un avvertimento per l’uomo, sul carattere transitorio e fragile della sua natura terrena. Le ceneri si ricavano bruciando i rametti di ulivo della Domenica delle Palme dell’anno precedente. Si tratta di un simbolo potente.

Una volta, l’imposizione delle ceneri era accompagnata da una frase della Bibbia: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Citazione niente meno che della parola di Dio. In Genesi 3,19 Dio le rivolge ad Adamo, cacciato con Eva dal paradiso, dopo il peccato originale. Oggi la citazione biblica è stata sostituita da una frase evangelica, non meno evocativa e significativa: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15) .

Il significato delle ceneri

La Quaresima parte dall’essenziale: siamo uomini e quindi caduchi, ma possiamo salvarci. Il peccato ci minaccia da vicino ed è essenziale ottenere il perdono dei peccati. Le basi proprio. Il problema è che queste basi noi tante volte le dimentichiamo.

Pensiamo di essere forti, invincibili, di avere già tutto o di poterlo facilmente ottenere da soli. Le ceneri sono lì a ricordarci chi siamo, e che cosa rischiamo. Dunque le ceneri sono l’inizio del cammino. Un cammino di penitenza che dura quaranta giorni, e che termina con il triduo pasquale, la festa più importante per i cattolici, perché la resurrezione di Gesù rappresenta la promessa di salvezza e di vita eterna.

Come vivere la Quaresima: il digiuno

Per vivere pienamente e fruttuosamente il tempo della Quaresima, bisogna eliminare le distrazioni, pregare più intensamente, fare opere di carità. Durante la Quaresima è meglio non fare feste. In questo periodo di penitenza, si prescrive il digiuno (il mercoledì delle ceneri e il  venerdì Santo) e l’astensione dalla carne (il mercoledì delle ceneri e tutti i venerdì).

La storia del digiuno è fonte di monti aneddoti divertenti. Perché, in questa società supernutrita e ben pasciuta, spesso con qualche problema di sovrappeso, l’idea di digiunare, anche solo una volta alla settimana, scatena in molti il panico. O l’assoluto stupore. “ma non ti viene lo svarione? Lo svenimento, il calo di pressione?” ti chiede qualcuno, allarmato. “ma quindi non mangi carne per tutto il venerdì? neanche il salame? nemmeno i tortellini? e la pasta al ragù?”. No signore. Niente carne al venerdì per tutta la Quaresima. Senza eccezioni.

Nessun adulto è mai stato realmente bistrattato, per aver seguito il digiuno Quaresimale. Garantito al limone. Questo bisogna spiegarlo anche al mondo, che della Quaresima sa poco e si interessa meno. A qualcuno sembra solo una superstizione, ad altri una mortificazione inutile per masochisti.

Astensione, ovvero: il veganesimo del quinto giorno

Per quattro settimane, durante le due scorse quaresime, nei bar in cui andavamo a pranzo, non c’era mai un’alternativa senza carne ai soliti panini di: prosciutto, bresaola, cotoletta di pollo. I baristi cascavano dalle nuvole, si stringevano nelle spalle, borbottavano. Queste bizzarre usanze gli sembravano inopportune. Una cosa fatta apposta per rompergli le scatole. “Ma come, altre volte il prosciutto lo hai mangiato!” aveva osservato una volta una cameriera. “Eh sì, ma adesso sono diventata vegana. Ma non una vegana comune. Appartengo a una corrente speciale di veganesimo, che prescrive di non mangiare la carne solo al venerdì”.

E così, per evitare motteggi o commenti inopportuni, ci siamo finte veganiste del quinto giorno. Nessuno ci ha mai fatto storie. Anzi, qualcuno simpatizzava per noi. Pare che oggi si possa digiunare o ci si possa astenere per un milione di buone ragioni, meno che per la fede.

La quaresima e il detox dell’anima

L’astensione non riguarda solo la carne. Idem per i dolci, o l’alcol o altre cose particolarmente golose: non serve la lista della spesa delle prescrizioni, basta il buonsenso: se è un tempo di penitenza e di preghiera, non si può banchettare. Chiamiamolo periodo di detox per l’anima. Non è tutto un continuo body detox e protocolli purificanti e drenanti per il corpo? Perché per l’anima non dovrebbe essercene bisogno? Per questo la Quaresima è un momento prezioso, per concentrarci su Dio.

Non di solo pane vive l’uomo

E non è solo una questione di cibo! Il detox più intenso che faccio è limitare l’uso del cellulare. Proprio così. Si tratta di un particolare tipo di digiuno. Nello spirito della Quaresima, è digiuno anche fare a meno del telefono o per lo meno ridurlo. Niente smartphone. O almeno, poco smartphone. Pochissimo. Il minimo indispensabile.  Questa per me è una penitenza più difficile del digiuno o dell’astinenza dalla carne.

Senza cellulare io? Ma scherziamo? Come molti, con il telefono faccio tutto: leggo le notizie, lo uso come sveglia, come orologio, come telefono, come macchina fotografica. Ho imparato a usarlo per fare acquisti, per elaborare il percorso quando sono in macchina, per ascoltare musica. E, soprattutto, lo uso come forma di intrattenimento. Difficile per me fare a meno di Facebook, di instagram, delle pagine che seguo e dei diversivi un po’ sciocchi, ma così comodi, accessibili e gratuiti, che il web ci offre. Ma se fosse facile, che penitenza sarebbe?

Quaresima senza social: come si fa

Senza i social, si recupera un bel po’ di tempo. Utile per pregare, per leggere (meglio se la Parola del Signore), per andare a Messa. E, lo ammetto, anche per vedersi con le amiche, ma sempre col fine buono di coltivare il nostro rapporto e il nostro cammino insieme come fedeli. Perché noi donne siamo così, amiamo parlare degli argomenti più frivoli e profani.

Cose come l’impareggiabile tenuta ventiquattro ore del fondotinta Teint Idole Ultra Wear di Lancome. Non per niente, la casa produttrice promette una “perfezione divina e duratura” (nientemeno!). O il momento gossip, se sia vero che Berrettini è ancora single o no. Poi però, con totale disinvoltura, torniamo a occuparci della preghiera, della fede e di qualche buona lettura, utile alla nostra crescita spirituale.

E poi la preghiera!

E l’altro aspetto importante della Quaresima è proprio la preghiera. Lo so che preghiamo sempre tutti meno di quello che vorremmo. Per questo la Quaresima è un’ottima opportunità per farlo. Sgomberato il campo dalle divagazioni, da cene elaborate e svaghi vari, si recupera la concentrazione per pregare non solo di più, ma anche meglio. Un bel tagliando per l’anima, accompagnato dalla confessione e da qualche sana conversazione con un padre spirituale, che aiuti a mettere a fuoco ciò che conta. Questo ci fa arrivare alla Pasqua con una nuova e più profonda consapevolezza di noi stessi, dei nostri limiti e anche della possibilità di spostare l’asticella spirituale un poco più in alto. Si può quindi affrontare la vita con più forza, più coerenza, più coraggio.

A questo serve pregare e leggere il Vangelo, è una specie di ginnastica interiore, che irrobustisce l’anima e la rende più tonica, più resistente alla fatica. Capace di arrivare più lontano e saltare più in alto. Anche senza un tacco dieci con zeppa (però se ve li mettete, è meglio)! Buona Quaresima!

quaresima

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