I calzini e la salvezza dell’anima: 6 modi e mezzo per trovare del tempo per pregare, quando pensavi di non averne.

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I calzini e la salvezza dell’anima

Cosa c’entrano i calzini da appaiare, con la salvezza dell’anima? Apparentemente niente. Eppure… Forse ricorderete che i calzini spaiati sono la cifra stilistica di questa famiglia, da ben prima che chiunque rivendicasse la cosa come atto supremo di anticonformismo o libertà. Ne ho già parlato: https://annaporchetti.it/2023/02/05/dei-calzini-spaiati/

Ora, non c’è da farne una tragedia, ma passo una buona parte del mio tempo libero a riappaiare e piegare i calzini. La parte restante del mio tempo libero mi serve per caricare e scaricare la lavatrice, altra attività che pratico con regolarità, manco fosse un hobby.

Se contassi tutte le ore passate nell’operazione di appaiamento e piegatura dei calzini usati dalle cinque paia di piedi che dimorano in questa casa, sono certa che ne verrebbe fuori un discreto intervallo di tempo. D’altra parte, appaiare i calzini è un’impresa forse non nobile, ma certamente utile. C’è però un modo per renderla ancora più utile. Utile non solo per la vita di qua, ma anche per quella di là. Come?

Si lo so, il tempo per pregare sembra non esserci mai. D’altra parte, guai se aspettiamo di trovarci nelle condizioni ideali: ovvero calma e silenzio. O magari nessun figlio che irrompe nella stanza con qualche richiesta. Oppure niente che bolle o che frigge sui fornelli e in più aspettiamo di avere anche la perfetta disposizione d’animo e spirituale, allora non pregheremo mai. Invece bisogna ritagliarsi del tempo durante la giornata. A volte anche solo qualche minuto per volta. Perché tanto, a fine giornata, come diceva Totò, è la somma che fa il totale. Ecco le mie 6 occasioni (e mezzo) per pregare, anche quando sembra che non sia possibile.


Mentre si appaiano e si piegano i calzini

A casa mia, la lavatrice va almeno due volte al giorno. Al mattino, prima di andare a lavorare, carico un bucato. La sera, quando torno, la svuoto e la faccio ripartire. Considerato che ci cambiamo i calzini una volta al giorno e mia figlia, per gli allenamenti, li cambia di nuovo (per tre giorni a settimana), ogni settimana ci sono circa 38 paia di calzini.

Per ragioni statistiche mai pienamente chiarite, essi non escono mai nella giusta sequenza con cui sono stati inseriti nella lavatrice. Invece, vengono fuori a random, quando gli pare. Per questo bisogna attendere un certo arco di tempo, perché tutti i calzini appaiano nuovamente dal buco nero della lavatrice. A quel punto, c’è una montagna di calzini da appaiare, piegare, riporre nei cassetti. Questa operazione non impegna i neuroni, fa piuttosto lavorare le mani ed è questo che la rende particolarmente adatta a essere svolta mentre si prega. Si recupera così un discreto intervallo di tempo, che altrimenti andrebbe sprecato.

Durante le attese dei call center


Vi è mai capitato di fare uno di quei numeri, in cui avete bisogno di parlare con un operatore e vi mettono in attesa? Che sia la banca, la prenotazione delle visite in asl, il vostro gestore di telefonia o una qualunque assistenza tecnica di elettrodomestici. Diciamoci la verità, non di rado ci troviamo per diversi minuti in attesa. Spesso con della musichetta imbarazzante in sottofondo e una voce che, fra il cordiale e il minaccioso, ci invita a tenere duro, per non perdere la priorità acquisita. Qualcuno risponderà, prima o poi. Bisogna attendere fiduciosi.

Cosa fare di tutto questo tempo apparentemente sprecato? Lo si può dedicare alla preghiera! Basta mettere il volume del telefono al minimo, in modo da sentire l’operatore, quando, a Dio piacendo, ci risponderà. Fra l’altro, aver pregato stempererà un po’ i toni della conversazione. Perché’, non so voi, ma io chiamo i call center solo quando tutto è andato storto e ho proprio bisogno di qualcuno che prenda in mano la situazione e la risolva. Il tempo medio di attesa al telefono, coi call center è fra i due minuti e mezzo e gli oltre otto minuti. In alcuni casi, ci sono attese record, oltre i dieci minuti. Facciamone tesoro!

In coda alla cassa del supermercato


Vi è mai capitato di fare una mega fila al supermercato? A me capita regolarmente. Sarà che finisco a fare la spesa sempre all’ora di punta. Proprio nel momento in cui un fiume di persone varca la soglia dei negozi di alimentari. Tutti hanno la mia stessa intenzione di raccattare qualche opzione last minute per sfamare le bocche che attendono a casa. Nei giorni di maggior affollamento, mi capita di fare anche più di una fila, nello stesso supermercato: una al banco salumeria/ macelleria, e uno al banco del pane o del pesce. E, dulcis in fundo, una bella fila finale alle casse. Ammettiamolo, stare in fila è una attività noiosissima.

Il tempo sembra non passare mai e tu non puoi fare altro che startene lì, in piedi, con il tuo carrello e procedere di mezzo passo per volta, man mano che i clienti davanti a te avanzano. Quale occasione migliore per pregare? Senza contare che, all’ora di massima affluenza dei supermercati, può capitare di stare in fila per la durata di una intera decina o poco meno.

Nel traffico


Che si usi un mezzo pubblico o la macchina, è generalmente inevitabile imbattersi nel traffico o in qualche ingorgo. Dai pochi minuti dell’automobilista che stenta a partire col verde, fino al lungo rallentamento causato dalle due auto che si sono tamponate, e occupano metà della carreggiata. Se trovi traffico, c’è ben poco che tu possa fare. A parte pregare. Se sono in auto, io metto persino le meditazioni in tangenziale in sottofondo.

Questo perché non c’è sensazione più gratificante, quando sei ferma nel traffico, di pensare che in fondo stai facendo qualcosa di importante. Anzi, visto che il semaforo è giallo verde, se il tizio davanti a te non si sbriga, hai un intero rosso per recitare un’ave Maria. Anche in questo caso, la preghiera offre il beneficio di conciliare uno stato d’animo pacifico. Lo sappiamo tutti che, quando siamo al volante, anche quelli fra noi che sono più miti ed educati, subiscono una pericolosa mutazione in rettiliani.

Mentre mi strucco


Truccarsi è una gran bella cosa. Come diceva Barbara Streisand, è come vedere se stesse a colori. Con un buon correttore, un fondotinta coprente e qualche tocco di pennello o di spugnetta, si può mimetizzare un colorito verdognolo, un gigantesco foruncolo, una macchia della pelle. Poi si completa il tutto con un tocco di blush, che fa quel bell’effetto incarnato sano e roseo, che io di natura non ho mai avuto. Le più virtuose hanno appreso il contouring, quella specie di arte grafica in base alla quale di cancelli la faccia e te la ridisegni come piace a te. Ovviamente, perché venga bene, ci vuole un master in restauro e la manualità pluridecennale di una ricamatrice di tombolo ultra sessantenne.

Non è il caso di sottilizzare, specie di fronte al risultato. Grazie a una buona sessione di contouring ci sono donne che, se le incontrassi senza trucco, non riconosceresti mai, a meno che non esibiscano il documento di identità. Il momento peggiore però arriva la sera, quando questo spesso strato di trucco policromo va rimosso. I guru del make up sostengono che il trucco va eliminato integralmente. Nemmeno un microgrammo di make up deve rimanere sul viso. E qui tu fai una scoperta straordinaria.

Anche se a fine serata ti sembrava che il trucco non avesse retto, che il fondotinta fosse evaporato, l’ombretto sbiadito, la matita sbavata, il blush volatilizzato, quando passi sul viso il batuffolo di cotone con lo struccante, ti accorgi che hai ancora sulla pelle una tonnellata di prodotti. Questa operazione di struccatura richiede il doppio del tempo che ti ci è voluto per applicare il make up la mattina. Fortunatamente, però, non necessita della stessa puntigliosa attenzione. Quindi, mentre strofini il batuffolo sul viso, puoi tranquillamente pregare.

Mentre faccio attività fisica (questo vale mezzo)


Anche se non siete sportivone (nemmeno io lo sono) tutte voi dedicherete almeno qualche minuto a un po’ di attività fisica. Può essere percorrere la strada dal parcheggio al portone di casa (io non trovo mai parcheggio vicino a dove devo andare). Oppure qualche blando addominale, o quegli esercizi con le braccia, che dovrebbero tonificare i bicipiti ed evitare l’effetto muscolo floscio a tendina. Questo tempo in cui svolgiamo attività a basso impegno intellettuale, ripetitive, un po’ noiose, sono perfette per la preghiera, perché non assorbono la nostra concentrazione. Questo suggerimento vale mezzo, proprio perché non siamo lì a fare sport ogni momento. Ma anche quel poco, serve.

Spero di avervi dato qualche idea di come ritagliare qualche momento di preghiera nelle vostre giornate, anche se e quando non sembra esserci tempo. Partite dai calzini, il resto è in discesa.

calzini

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