Marie Kondo e il disordine
E così, dopo averci entusiasmate, fatte disperare e convinte a investire ore e ore a riordinare i cassetti, Marie Kondo si arrende al disordine.
Marie Kondo è autrice del prodigioso metodo per tenere tutto in ordine e del libro manifesto: “il magico poter del riordino”, uscito in Italia dieci anni fa. Fino a qualche giorno fa.
Sui social non si parla d’altro. La trentottenne giapponese ha dichiarato che, dopo la nascita del terzo figlio, l’ordine non è più una sua priorità. Dice che ora vive in una casa disordinata.
Personalmente faccio molta fatica a immaginare il suo nome e la parola “disordine” nella stessa frase. Immagino che il suo massimo disordine sia parecchio meglio del mio massimo ordine. Diamo la notizia per buona: è il tramonto di un’era. Le donne ordinate sono sempre esistite. Nessuna prima di lei era mai riuscita a fare di questa virtù non solo un lavoro, ma un successo planetario. Il libro ha venduto milioni di copie, è stato tradotto in molti paesi. Tutt’ora, a dieci anni dalla prima edizione italiana, è secondo nella classifica di Amazon nelle sue categorie. Marie Kondo che ci ha dato l’illusione che fosse possibile diventare ordinatissime. Anche se non lo eravamo per natura. Il suo metodo, seguito alla lettera, avrebbe fatto il miracolo.
Il magico potere del riordino
Io, che sono una disordinata inguaribile, ho letto il suo libro appena uscito. Con immense aspettative. Ho poi impiegato una discreta quantità di tempo, negli anni successivi, a piegare gli indumenti a pacchetto. Con la tecnica ingegnosa di Marie Kondo, è possibile compattare pile immense di camicie, magliette, maglioni eccetera, in cubetti da impilare nei cassetti, in orizzontale. In questo modo, oltre a ridurre di molto lo spazio necessario, è possibile vedere a colpo d’occhio tutto ciò che c’è nel cassetto.
Grazie al metodo, si evita di prendere sempre e solo le cose che si trovano davanti, trascurando tutto ciò che rimane seppellito nel fondo dei cassetti. Mai più effetto “oddio avevo anche questo” a ogni cambio di stagione, quando riemergono indumenti di cui si era dimenticata l’esistenza. Certo, la perfetta piegatura a pacchetto richiede un po’ di maestria, ma ci sono parecchi tutorial su YouTube.
Come nasce Marie Kondo, la riordinatrice seriale
Tuttavia, liquidare il libro come un manuale di istruzioni sul riordino, non gli rende giustizia. E’ molto di più. Marie Kondo si mette a nudo, racconta della sua infanzia. Seconda di tre figli, passava molti pomeriggi da sola, a causa del molto da fare della madre. Questa bambina introversa e solitaria divorava riviste per casalinghe. Sì, in Giappone le donne non si vergognano di leggere riviste per casalinghe. D’altro canto, quello della casalinga è ancora il mestiere principale delle donne adulte nel paese.
In tanti anni di lavoro in Giappone, non ho mai visto una sola donna manager. Anzi, ho visto pochissime donne in generale, perché anche per il ruolo del segretario, molti manager Giapponesi preferiscono assumere un uomo. Le poche donne che lavorano, svolgono ruoli molto operativi, e lasciano il lavoro dopo il matrimonio. D’altra parte, con i protratti orari di lavoro abituali in Giappone, non è immaginabile che entrambi i genitori lavorino.
La piccola Marie Kondo trascorre il tempo a riordinare armadi e cassetti. Presto capisce che questa attività la gratifica. Grazie alla sua attitudine all’ordine, comincia a proporre servizi di riordino dapprima a privati e poi ad aziende. Marie Kondo racconta di avere avuto come clienti molte casalinghe cinquantenni. Donne che, in circa trent’anni di attività domestica a tempo pieno, avevano accumulato in casa così tanto disordine da non riuscire più a vivere serene.
Il Marie Kondo pensiero
Uno dei fondamenti del Marie Kondo pensiero, è che il disordine non sia solo brutto da vedere. Vivere in mezzo al disordine causa malessere psicologico. Nessuno -secondo lei -può davvero stare bene e rilassarsi in un ambiente caotico. Su quest’ultima cosa siamo sicuramente d’accordo.
È necessario quindi fare un reset. Non solo in casa, ma nell’intera esistenza. Il nostro stile di vita predispone al disordine. L’accumulo compulsivo di oggetti inutile è causa nostra difficoltà a fare ordine. Una casa, un armadio, un cassetto può esser in ordine solo se contiene poche cose. La sovrabbondanza rende l’ordine quasi inattuabile.
Di conseguenza, il segreto per fare ordine è buttare via tutto o quasi ciò che non serve. Marie Kondo usa un termine più criptico e specifico: declutterare, E’ una specie di parola d’ordine per distinguere chi abbia letto il libro da chi no. Chi lo ha letto, non butta via, decluttera. Quindi, via libera al decluttering, ovvero alla pratica di eliminare il superfluo da ogni nostro spazio vitale.
Declutterare sempre, declutterare tutto
Il problema è che attuare il decluttering ci scontra con nostra incapacità di disfarci degli oggetti. Il grande passo e il principale take away del libro è proprio razionalizzare l’inutilità di ciò che ci circonda. Ad alcuni oggetti siamo legati da ricordi. Di altri ci sembra scortese sbarazzarci, perché magai sono regali. Di qualche altro temiamo di poter avere bisogno prima o poi. Oppure siamo frenati dall’idea di sbarazzarci di qualcosa, perché di valore.
Marie Kondo riesce a smantellare una per una ciascuna di queste motivazioni. Ciò che ora non serve e un giorno potrà tornare utile, si può sempre ricomprare al bisogno. I regali e i souvenir hanno assolto la loro funzione nel momento in cui sono stati ricevuti e apprezzati. I ricordi hanno valore solo nella misura in cui hanno davvero valore per noi. Gli oggetti che hanno un qualche valore si possono donare, per attenuare il senso di colpa legato allo spreco.
Il decluttering alla prova delle emozioni
Il criterio da utilizzare, per decidere cosa buttare via, è del tutto soggettivo. Marie Kondo lo sostiene con tenacia: prendendo in mano un oggetto, si può capire se ci trasmette ancora emozioni. Se ci fa stare bene. E se così non è, può essere declutterato.
Una decisione sulla base delle emozioni appare superficiale. Riflette da vicino una mentalità senza trascendenza, in cui l’uomo e le sue emozioni sono misura di ogni cosa. Il decluttering non ha una natura nobile come l’ascetismo e la morigeratezza, di cui abbiamo bellissimi esempi nel cristianesimo. Pur riconoscendo che il riordino predicato dalla giovane giapponese non ha basi spirituali, condivido l’idea di vivere con poco e distaccarsi dalle cose materiali e coltivare un miglior benessere interiore. Questo richiamo all’essenzialità ha per noi cristiani una risonanza molto antica e significativa.
Il libro aiuta a gestire la paura e il disagio di buttare. Dopo averlo letto, ho riempito a cuor leggero interi sacchetti di plastica da trenta litri di cose da buttare.
Il superpotere
Tutto nel libro, a partire dal titolo, ha contribuito a dare di Marie Kondo l’immagine di una eroina contemporanea. Dotata per natura di un superpotere molto più utile della vista a raggi X o dell’invisibilità. Qualcosa che a noi donne normali costa impegno e fatica.
Al suo annuncio di aver mollato il colpo, dopo la nascita del figlio, ci sono state reazioni di sollievo. Finalmente è diventata umana anche lei! Oppure Facile essere ordinate, finché non si hanno figli e si legge fra i commenti sui social.
Per onestà intellettuale, sappiate che io non ero ordinata nemmeno da nullipara. Comunque è indubbio che i figli piccoli facciano salire il livello di complessità delle nostre vite. L’esperienza di Marie Kondo conferma che l’ordine è un lusso, che richiede tempo ed energie e concentrazione, tutte cose che nella vita di una pluripara scarseggiano.
Marie Kondo si arrende all’entropia
L’entropia, che è una grandezza fisica, misura proprio il disordine che si produce in un sistema. La termodinamica insegna che l’entropia aumenta sempre, perché il disordine costa poca energia, mentre l’ordine ne costa tantissima. Questo insegna la fisica. La riduzione della entropia può essere solo momentanea, perché la sua tendenza è quella di aumentare sempre. Per anni, Marie Kondo si è comportata come se potesse dominare l’entropia e noi ci abbiamo creduto con lei. Nel lungo termine si è dovuta rassegnare. L’entropia ha vinto. L’entropia vince sempre.
Lo sappiamo tutte. Il difficile non è fare ordine una sola volta e per sempre, in una specie di unica e massacrante maratona del riordino. Il difficile è manutenerlo, l’ordine, rimettere sempre ogni cosa al suo posto, nel modo in cui va conservata. Quella è la sfida. Non si può essere ordinate una volta sola e vivere di rendita. Bisogna esserlo sempre. Ogni giorno, più volte al giorno. Per questo l’entropia vince sempre. E’ una sfida così dura che persino Marie Kondo pare essersi arresa.
Malgrado ciò, consiglio tutt’ora di leggere il libro, per fare un viaggio dentro se stesse e le proprie motivazioni al disordine. Resta una lettura affascinante, anche se sappiamo già come va a finire.
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