La famiglia è fondata sull’amore
La famiglia è fondata sull’amore. Per questo, ieri, la Diocesi di Milano ne ha celebrato la festa. In che stato di salute si trova la famiglia? E’ davvero al capolinea, come qualcuno profetizza? Così vorrebbero in tanti. In troppi. Di questa meravigliosa unità sociale, affettiva, religiosa, non si parla mai abbastanza. Quando lo si fa, spesso si usano argomenti poco lusinghieri. Qualche tempo fa, l’attrice Laura Morante ha dichiarato che la famiglia tradizionale è stata un disastro.
Non meno inquietante è l’uscita del libro del giovane Harry, che svela tutti i problemi, le incomprensioni e le frizioni della famiglia reale, la sua. Così ci mostra che nemmeno loro, che ai nostri occhi sono dei privilegiati per tanti aspetti, riescono a mantenere un clima familiare sereno ed equilibrato. Sulla famiglia si accaniscono in tanti.
Chi attacca la famiglia, lo fa con un secondo fine
A intervalli regolari, arriva qualcuno che ne decreta la fine imminente. Eppure, è l’unica realtà che ci accoglie sempre e ci accompagna nel nostro percorso umano, dalla culla fino a quando siamo maturi abbastanza per camminare con le nostre gambe. Indebolire la famiglia giova a molti.
Se isoliamo l’uomo e lo convinciamo che la famiglia, invece di dargli amore, sia un ostacolo alla sua realizzazione, poi potremo vendergli di tutto. Chi è solo, è una preda più facile. Più manipolabile, più fragile, senza una rete di affetti che lo conforti e lo sostenga e che gli ricordi ogni attimo il suo valore. Chi non si sente amato, cerca di piacere. Spende tutto quello che ha per garantirsi l’amore di qualcuno. E quello che resta, se resta, lo usa per distrarsi dalla propria frustrazione nel non riuscirci. I single di lungo corso sono consumatori voraci e compulsivi. E spesso hanno molto denaro da spendere.
la famiglia è una fabbrica di amore
Solo la famiglia è una società naturale fondate sull’amore. Sulla generosità. Sulla gratuità. Anzi, la famiglia è una fabbrica di amore. Tutto il resto dell’amore, nella vita, va meritato e conquistato. Chi ce la fa fare, a sposarci e prenderci il pacchetto full optional di marito che parla a mono sillabi, pratica varie ore al giorno di sport televisivi e non dà mai una risposta centrata? E a che pro fare sacrifici per comprare una casa, con mille mila puntuali rate mensili, che esigeranno di essere pagate per i prossimi venticinque o trent’anni ogni mese?
Per quale ragione dovremmo tornare a casa ogni sera, dopo una giornata di lavoro, e ascoltare le guerre puniche, fare il bagnetto ai figli, cercare di mettere insieme qualcosa di commestibile per la cena? Non sarebbe più comodo svenire sul divano, ordinare una cena completa da un’app di asporto, gestire una sovranità assoluta e indivisa sul telecomando? Non sarebbe più gratificante fare ogni weekend qualche meravigliosa gita in una capitale europea, invece di seppellirsi in qualche angusta ludoteca, per festeggiare il compleanno di questo o quel compagno di classe, di sport, di oratorio di uno dei figli?
L’amore trasforma persone che non hanno nulla in comune in una famiglia
Chi sono questi bambini piagnucolosi e questi adolescenti affetti da inaccessibili apatie, che ogni giorno si siedono alla nostra tavola, si sistemano sui sedili delle nostre auto, reclamano quel poco di tempo libero che ci lascia la vita? Cosa abbiamo un comune, noi nella fascia anagrafica degli anta, cultori della storia, delle buone letture di fronte al camino, dei liquori invecchiati, con queste bizzarre creature munite di pannolini, produttrici di strilli notturni, di argomentazioni polemiche o di assordanti silenzi puberali?
Io, da quando le figlie sono cresciute e hanno la mia taglia di abiti e la mia misura di scarpe, non ho il tempo di comprarmi qualcosa di bello, che subito viene ingoiato dal buco nero dei loro armadi. Delitto di lesa proprietà, che mi risulta accettabile solo perché -orgoglio di mamma! – sta quasi tutto meglio a loro che a me! E’ l’amore che spiana tutte le difficoltà, che compensa le differenze. Solo l’amore trasforma persone che hanno poco o nulla in comune in un famiglia.
La famiglia è un’impresa in perdita
Se non amassimo i nostri figli, potremmo davvero sopportare di condividere il tempo e gli spazi vitali con loro? Perché dovremmo? Al netto dell’amore, la famiglia non ha senso. Con la logica non dico dell’egoismo, ma anche solo dell’economia, la famiglia è un’impresa in perdita. Se un imprenditore valuta il return of investment del tirare su uno o più figli, si accorge subito che non è un investimento che si ripaga. I soldi, il tempo e le energie che si dedicano alla famiglia non fruttano. Anzi, basta fare due conti per capire che, le stesse risorse, dedicate ad altro, potrebbero generare grandi profitti.
Questa è la logica dei DINK, double income no kids, le coppie benestanti che volontariamente decidono di non mettere al mondo figli. Hanno calcolato tutto e concluso che i loro redditi consistenti è meglio spenderli per sé stessi. Per assicurarsi un buon tenore di vita e non rinunciare ad alcun desiderio.
L’amore della famiglia che spariglia le carte
E allora? Noialtri siamo tutti matti? E così, prima di noi, i nostri genitori, nonni e bisnonni eccetera eccetera? Ciò che rende l’investimento in perdita della famiglia estremamente interessante è proprio l’amore. E la sua conseguenza più naturale: la felicità. Perché chi ama, chi è amato, generalmente è felice. È l’amore che spariglia le carte. Che genera quel surplus di valore che fa si che l’operazione valga la pena. Non c’è esperienza più gratificante che amare ed essere amati.
Infatti, ci sono al mondo persone ricchissime e profondamente infelici. Ci sono persone famose, che vivono nella disperazione. Gente di successo che ha gloria, riconoscimenti, potere, eppure soffre mortalmente di solitudine. Se a nessuno importa di te, senti di non contare nulla. Il fatto di essere amato, invece, ti rende prezioso. Anche se non possiedi nulla. Pure se non hai fatto niente di memorabile nella vita.
Una scuola d’amore
Nessun bene materiale, da solo, rende l’uomo felice. È il modo in cui funzioniamo noi umani. Essendo amati profondamente da un Padre misericordioso, abbiamo imparato quanto l’amore sia essenziale alla nostra esistenza. Lo cerchiamo su questa terra. Tentiamo di riprodurre quel sentimento così totalizzante e positivo. Quell’amore che ci fa sentire importanti. A partire proprio dalla famiglia. Non è un caso che, Dio, quando ha fatto incarnare suo figlio, gli abbia dato l’amore di una famiglia normale. Avrebbe potuto farlo nascere re o guerriero. Poteva dargli genitori ricchissimi e una infanzia dorata. Ma nessuna di queste cose era davvero importante.
Chi non ha amore per la sua famiglia, come può amare gli altri?
D’altro canto, Gesù parla d’amore, quando ci lascia il comandamento nuovo. Non dice: vi comando di avere successo o di accumulare miliardi. Di aprire una start up high tech nella Silicon Valley. O diventare stilisti di alta moda. Non ci comanda di vincere un oro olimpico per quattro volte di fila. Ci dice: vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni con gli altri, come vi ho amato io.
Come possiamo amare l’altro -un estraneo – se non ci riesce nemmeno di amare il prossimo più prossimo di tutti: il padre, la madre, i figli, i fratelli? Come possiamo ritenerci capaci di amore, se non riusciamo a ricambiare nemmeno chi, pur coi suoi difetti, ci ama a prescindere da tutto? L’amore, come la propria lingua, si impara da piccoli, in famiglia. Perché in fondo anche l’amore ha un suo un linguaggio. Per questo, pensare di fare a meno della famiglia, non ci rende più emancipati o liberi. Ci rende solo più infelici.
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