Perfette e felici?

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Essere felici significa essere perfette?

Un’altra settimana sta per concludersi. Senza che ci sia stato neanche il tempo di chiederci se siamo state perfette e felici. O perfettamente felici. Personalmente, ho passato questi ultimi tre giorni nel frullatore. Credo di essere in buona compagnia. La ragione è proprio che facciamo coincidere l’idea che saremo felici se riusciremo ad essere perfette. Ma così non è. Ho già parlato di recente di una terribile sindrome, tipicamente femminile: il multi tasking. (qui: https://annaporchetti.it/2023/01/23/il-multi-tasking-no-grazie/). Ne soffriamo più o meno tutte. Una vera epidemia.

Eppure, il multi tasking non è la causa del problema. Ne è la conseguenza, in parte. Il vero problema siamo noi. Abbiamo bisogno di sapere che possiamo farcela, che ci saremo sempre per tutto e tutti. Non abbiamo necessità di chiedere aiuto. Mai e poi mai delegheremo ad altri qualcuna delle mille attività di cui ci carichiamo. Perché noi possiamo avere tutto. E possiamo averlo subito. Non siamo disposte ad accettare défaillance, inefficienze, difficoltà. Non vogliamo deludere le aspettative che abbiamo su noi stesse. Aspettative a volte esagerate, irrealistiche, a cui comunque non riusciamo a rinunciare

Spesso, dietro questi tour de force, c’è il nostro desiderio di essere indispensabili per chi amiamo o stimiamo. Vogliamo meritare il loro affetto o la loro considerazione. Il multi tasking è la nostra risposta a questi bisogni. Ogni giorno lo mettiamo in pratica, col solo obiettivo di raggiungere la felicità, l’auto gratificazione, il riconoscimento altrui. Il problema è che il metodo non funziona.

Perché il multi tasking non ci renderà perfette né felici

In alcuni casi, sottoporci a vere maratone di impegni, può darci una sensazione esaltante di potenza e capacità. Specie nel breve termine. I nodi però, prima o poi vengono al pettine. Stanchezza, errori, rischio di risultare inaffidabili e la sensazione di non avere tempo libero o spazi in cui dedicarci a coltivare i nostri interessi. Quando il multi tasking presenta il conto, è generalmente piuttosto salato. Se già avevo intuito alcuni di questi aspetti, la lettura del libro di Chiara Cecutti: “Multi tasking? No grazie” è stato illuminante. Per questo, è il mio consiglio di lettura della settimana. E’ un libro utilissimo, intelligente e divertente.

L’autrice è una imprenditrice, coach manageriale, fra le massime esperte di empowerment femminile. Inoltre è autrice di diversi manuali di auto aiuto, dedicati alle donne. E, come ammette lei stessa, appartiene alla categoria delle donne multi tasking. Per cui non ci giudica. Al contrario, prova per noi empatia e tenerezza. Per questo ci spiega, senza tanti giri di parole (ma con argomentazioni solidissime) che il multi tasking è una fregatura. E ci dimostra che, invece di fare di noi donne perfette e felici, rischia di farci male. Le donne sono molto più felici quando accettano di non essere perfette e imparano a dire: “non sono capace di farlo, non mi piace, non mi interessa”.

Tutti i segni e i sintomi della sindrome

Una intera sezione del libro è dedicata ad analizzare molte situazioni che ci soffocano. E che ci rendono esauste e infelici. Le motivazioni che ci portano ad abbracciare un sovraccarico di lavoro domestico e professionale sono tante. C’è il bisogno di essere ok, il desiderio di tenere tutto sotto controllo, la rivalità inconscia con la suocera, l’idea di essere sempre impeccabile e insostituibile e molto altro. Mi sono riconosciuta in molte descrizioni. Do ragione all’autrice, sull’analisi dei meccanismi che scattano in queste circostanze. Acquisire consapevolezza di queste dinamiche, aiuta a guardarle con maggiore distacco.

I rimedi che ci renderanno finalmente felici (ma non perfette)!

La buona notizia è che si può cambiare approccio. Chiara Cecutti è convinta che le donne multitasking possano imparare a vivere in modo più sostenibile. Dedica all’argomento la terza sezione del libro, che si intitola: “come sconfiggere la sindrome del multitasking: da scontata tuttofare a felicemente imperfetta“. Gestione del tempo, scelta delle priorità, imparare a concedere al cervello delle pause, sono alcuni dei consigli a cui l’autrice dedica i capitoli finali del libro. Li ho trovati tutti molto utili. Soprattutto, sono tutti fattibili. Consiglio questo libro a tutte coloro che vogliono superare il falso ideale delle donne perfette e felici.

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