Il multi tasking nuoce gravemente alla salute. Ne sono convinta. Davvero.
Il multi tasking è uno dei nostri peggiori nemici. Più della cellulite e degli anni che passano. Ed è un nemico insidioso, che si traveste da amico e fa finta di farci del bene. Di operare per il nostro bene.
E invece…
Non so voi, ma quando la sveglia suona, generalmente albeggia appena. In compenso il mio telefono ha già cominciato a lavorare. Di solito, entro le 7.30, ho già diverse notifiche, promemoria, e-mail di lavoro a cui rispondere. In sotto fondo, ascolto gli immancabili vocali, nella chat di classe delle figlie o nei gruppi delle amiche. Pare che i vocali ora siano diventati di moda. E non ho ancora neanche acceso la macchinetta del caffè! Intanto che la cialda dell’espresso va in pressione, cerco di scorrere tutti i messaggi, per individuare almeno le cose più urgenti.
Il multi tasking ovvero… fare più cose possibili in ogni intervallo di tempo!
Appena sveglia, mentalmente mi organizzo la giornata. Perché oltre al lavoro, c’è sempre qualcos’altro da fare: la colazione per i miei familiari, bucato, stiro, il pranzo al sacco per almeno una delle figlie, scarpe, borse, zaini, quaderni e i libri da rimettere a posto.
Riordino il bagno, intanto che mi ci aggiro in pigiama, ancora mezza addormentata e rimetto il pettine e la spazzola al loro posto. Mentre mi spazzolo i denti, stacco la piastra, che qualche figlia imprudente ha lasciato accesa e attaccata alla presa. Rimetto nei loro beauty i cosmetici che hanno sparpagliato sul ripiano del bagno.
Mi interrogo sull’eterno dilemma di cosa cucino per pranzo e cosa per cena. Faccio a mente la lista delle provviste in frigo e in dispensa e concludo che questo non va bene, che l’ho fatto la settimana scorsa. Però neanche quell’altro, perché mi manca un ingrediente. A meno che non faccia un salto a prenderlo al supermercato sotto casa. Magari, intanto che riempio il carrello, prendo appuntamento con la ginecologa e prenoto la visita sportiva a mia figlia, prima che scada il certificato.
Anche curare l’aspetto richiede lavoro
E questo non è tutto. Bisogna trovare qualcosa di grazioso da indossare. Io qui ho quasi risolto: total black e pantaloni d’inverno, gonna a tubo d’estate. Certo, sembra che abbia sempre addosso le stesse cose. Come se il mio armadio contenesse un guardaroba monacale con quattro o cinque capi in tutto e non quella specie di buco nero che è in realtà. E poiché vestirsi è in fondo un’operazione semplice, che richiede poco cervello, ci si può infilare una preghierina o due, per portarsi avanti sulla tabella di marcia.
Serve rendersi presentabile, risultato di minima che richiede comunque parecchio lavoro, almeno nel mio caso. Lo ammetto, pur esercitandomi da anni, non ho ancora imparato a stendere il fondotinta senza fare le strisce. Sospetto dipenda dal fatto che ci vorrebbe un lavoro preparatorio: quella specie di intonaco che gli esperti di make up consigliano di mettere alla base: il primer. È una sorta di gel, reso vagamente viscido dalla presenza dei siliconi. Non mi sono mai abituata a usarlo, il primer. Per questo i risultati della mia beauty routine sono al di sotto delle aspettative. O forse anche perché, contemporaneamente al trucco, ripasso gli argomenti della prima riunione della giornata.
E poi c’è ‘sto ombretto, che si sfuma sulla palpebra, ma solo se hai il pennello giusto, che io non trovo mai quando serve. Infine, bisogna fare l’irrinunciabile riga nera con l’eye liner, alla base della palpebra, che va tirata tutta con un gesto deciso, con mano ferma. Siccome però io la faccio ascoltando i podcast dei miei sacerdoti preferiti, mi viene sempre storta e disuguale e si vede proprio che mi sono truccata in fretta e senza concentrazione.
Quando i lavori di restauro sono più o meno finiti, si tratta di trovare le chiavi della macchina. Se non sono nella tasca della giacca, è probabile che riemergano dalle profondità delle borse. Però solo dopo che ho tirato fuori: portafogli, un blocchetto per gli appunti (magari mi viene l’ispirazione e devo prendere nota per la mia prossima imperdibile opera?), il libro del momento (soffro l’idea dell’horror vacui, paura di rimanere bloccata in coda o in un tempo morto e non avere nulla da leggere).
E poi il carica batteria del cellulare, il sacchettino col rosario, la mini trousse per i ritocchi di emergenza, un pettine, le bustine del tè, una barretta energetica o due (metti che mi perda nel deserto, in pieno centro a Milano, con niente da mangiare?). Il tutto assieme a scoperte inaspettate: biglietti degli autobus e vecchie liste della spesa, che credevo inghiottite dal nulla, una calza antiscivolo di una figlia, i guanti di lana (anche se è agosto) e un ferma capelli che ormai non avrei più modo di usare, visto che da tre anni ho tagliato i capelli di netto.
La ricerca speleologica delle chiavi avviene ovviamente mentre sono in ascensore o lungo la strada, intanto che cerco di ricordare dove abbia parcheggiato l’auto. Mi siedo finalmente in macchina e mi sento come fossero le sei di sera. Ho fatto un sacco di cose, eppure la giornata non è ancora neanche cominciata. Ancora più compiti e obiettivi mi attendono e so già che qualcosa rimarrà indietro.
Chi non ha mai praticato il multi tasking, alzi la mano!
Vi suona familiare? Credo di sì, perché questo dannato multi tasking, ovvero, fare più cose insieme o farne una intanto che se ne pensa un’altra, o fare una cosa, mentre ti sforzi di ascoltare qualcosa, è un vizio che abbiamo tutte. Noi donne, siamo malate di multi tasking: fare una cosa alla volta ci sembra uno spreco di energie e di tempo. Perché limitarsi a una cosa sola, quando, nello stesso momento puoi farne due? E magari, a sforzarsi un po’, ce ne puoi fare stare anche una terza?
Il fatto è che ci siamo talmente abituate al multi tasking, che nemmeno ce ne rendiamo più conto. Il risultato pratico è una stanchezza immensa e un sacco di insoddisfazione, perché diciamocelo, a fare più azioni in contemporanea, non è che tutte riescano sempre bene.
L’alternativa? Puntare all’essenziale!
La soluzione? Fate un bel respiro. Armatevi di blocco di carta e penna. Scrivetevi tutti gli impegni della giornata. E dopo aver fatto la lista completa, chiedetevi cosa sia realmente indispensabile. Senza barare con voi stesse. Perché di indispensabile c’i sono al massimo tre cose. Che sono: sfamare la famiglia e andare al lavoro e dire le preghiere. Forse si può rimandare la visita dal calzolaio per far risuolare le scarpe. E magari anche in tintoria, si può passare un altro giorno. Le piastrelle possono aspettare il prossimo fine settimana. Oggi si può fare a meno di passare la cera in salotto.
Anche rispetto alle tre questioni chiave, forse qualche accomodamento si può trovare. Per esempio, la cena qualche volta può essere un piatto di spaghetti in bianco. Io sono diventata la regina della pasta in bianco, declinata nelle due versioni: burro oppure olio e grana. E ogni tanto si può comprare una pizza d’asporto o i sofficini o i bastoncini Findus. Perché, dopo anni passati a sfilettare a mano il pesce fresco, per poi sentirmi dire che era meno buono dei bastoncini della mensa scolastica, qualcosa ho imparato. Anche sul lavoro, sono riuscita a darmi dei limiti. Perché, a lasciarsi prendere la mano, tutto è urgente e tutto si potrebbe fare prima o di più. È bene allenarsi a capire quando è il momento di fermarsi. Io ci ho messo anni. Per questo lo raccomando.
La delega, uno strumento importante per la qualità della vita!
Quando è possibile, bisogna imparare a delegare. Chiede a qualcun altro di fare una cosa per te, ricambiando la prossima volta. Oppure organizzare dei turni, per le attività che si ripetono regolarmente. Io per anni non l’ho fatto, mi pareva un’ammissione di debolezza. Dovevo essere io a fare tutto. Multi tasking era il mio secondo nome.
Adesso ho imparato che ci si può mettere d’accordo con altri genitori e andare a prendere i figli dallo sport a turno. Mi sono convinta che i figli crescono bene lo stesso, anche se non fai la rappresentante di classe o la volontaria in oratorio. Ho capito che, quando la chat di classe di ciascuna figlia è in preda a un flame, i messaggi si moltiplicano e non si ha il tempo di leggere tutto, basta ammettere sommessamente di essersi persi e chiedere un rapido riassunto delle puntate precedenti a qualche genitore di buona volontà.
Insomma, molto dipende da noi. Se ci diamo delle regole, la qualità della nostra vita migliora. E la regola numero uno è: il multi tasking, se lo riconosci lo eviti. Se lo riconosci, non te ne fai sopraffare.
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