Sono tutte belle le mamme del mondo!

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Le mamme del mondo sono davvero tutte belle?

Son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino si stringono al cuor!
Son le bellezze d’un bene profondo
fatto di sogni, speranze ed amor.

diceva una famosa canzone, vincitrice del Festival di Sanremo di parecchi anni fa.

E’ ovvio che non s’intendeva la bellezza fisica. Non tutte le mamme sono Miss Universo. Né hanno il vitino da vespa o la chioma fluente e boccoluta. E cosa rende una mamma bella? Secondo la canzone, il segreto di tanta bellezza universale è questo bene profondo. Ovvero l’amore per uno o più figli, che la mamma spera e sogna di far diventare adulti sereni, onesti, realizzati. Questo amore rende belle tutte le mamme del mondo, indipendentemente dall’aspetto.

Cosa fa di noi non sono delle “belle” ma anche delle “brave” mamme?

Il mestiere più difficile del mondo è quello delle mamme

Il mestiere di mamma (e anche quello del papà, naturalmente) è il più difficile al mondo.

Nel mondo del lavoro si misura tutto. Il successo. L’efficienza. L’innovazione. Qualunque professione ha le sue metriche. Se fai il venditore, vieni misurato sul fatturato che realizzi coi tuoi clienti. Nel caso di un ricercatore, la capacità si valuta dal numero di brevetti e innovazioni realizzate. Se sei un selezionatore del personale, ti misureranno in base al numero di ricerche di lavoratori che avrai concluso con successo. E se lavori in produzione, la tua bravura dipenderà direttamente dalla quantità e qualità di ciò che riesci a far uscire dalla linea di produzione della tua fabbrica.

Se per ogni professionista esistono dei parametri precisi di valutazione, come si misura la competenza della mamma? Cosa distingue la madre capace da quella scarsa? Come conquistarsi il titolo di mamme più belle e brave del mondo?

I figli non viaggiano con il manuale di istruzioni

Qualcuno direbbe: essere una brava madre non è difficile, se sai come farlo. Il problema è tutto lì. Non ci sono lauree o corsi di formazione che preparino a essere madri provette. Non c’è un esame di stato e non è prevista iscrizione all’albo, per esercitare il ruolo. Per questo è così difficile.

Molti degli oggetti che acquistiamo, sono dotati di un esaustivo manuale di istruzione. Se lo seguiremo alla lettera, otterremo il meglio da quell’apparecchio.

Io non leggo mai le istruzioni. Mi annoiano e quindi tendo a ignorarle, finché non mi trovo nei guai. Quando le mie difficoltà mi conducono alla disperazione, mi rivolgo a mio marito, il problem solver. E lui se la cava sempre. Ma non per magia. Non perché parli l’oscura lingua degli aggeggi elettronici. Solo, unicamente, perché lui legge le istruzioni.

Tutte. Sempre. Lì trova ogni risposta ai problemi che di volta in volta si presentano. Segnale di errore sul display? No, l’accrocchio non è posseduto dagli spiriti, ha solo bisogno di essere resettato. L’aggeggio non si accende? Non è passato a miglior vita, pace all’anima dei suoi transistor. Probabilmente ha solo bisogno di una batteria nuova. L’oggetto emette strani suoni? No, non si sta lamentando e gemendo, probabilmente ha bisogno di manutenzione.

Invece i figli non arrivano assieme al manuale di istruzioni, su come trattarli. Benché siano le creature più complesse con cui ci capita di confrontarci nella vita. Il che è incredibile, in effetti. Intendo, è davvero incredibile che ti spieghino per filo e per segno come ottimizzare la performance di un oggetto banale come un frullatore o una friggitrice e nessuno ti spieghi come crescere i tuoi figli al meglio.

I grandi guru della puericultura hanno la ricetta giusta?

Ogni tanto qualche esperto ci prova, a scrivere l’ultimo e fondamentale libro su come essere il genitore perfetto. I grandi guru della puericultura, a intervalli regolari, sostengono di avere la ricetta giusta per crescere figli senza errori nè difetti. Ma la ricetta non è mai la stessa. E noi genitori lo sappiamo bene. Perchè, nel frattempo, abbiamo letto di tutto. Dai manuali anni sessanta del dottor Spock, al metodo Fate la nanna, a I no che aiutano a crescere.

Prima i genitori dovevano essere severi custodi dell’autorità. Poi hanno dovuto condividerla coi figli. Qualche pedagogo illuminato ha invece sostenuto che l’autorità non fosse affatto il punto chiave, nell’educazione. Invece, genitori e figli dovevano trovarsi attorno a valori diversi.

La lista dei vari metodi di educazione potrebbe continuare ancora. In tanti hanno cercato di convincerci che coi figli bisogna essere aperti, dialoganti. O, al contrario, che dobbiamo essere assertivi. Ci hanno spiegato di volta in volta che i figli hanno bisogno di libertà, ma anche di essere guidati. Che devono potersi esprimere, ma che sta a noi delimitare il perimetro delle loro scoperte, intanto che esplorano. Ci hanno detto che non dovevamo dire mai di no. Poi ci hanno spiegato che dovevamo dire di no, qualche volta. Infine ci hanno insegnato che in effetti va benissimo dire di no. Ma non proprio sempre. A volte, a seconda dei casi.

In tutto questo, sin dalle origini dell’umanità, i figli hanno continuato a crescere bene o male, a diventare bravissimi o sciaguratissimi, senza che in apparenza nessun metodo funzionasse meglio o peggio degli altri. Sembra quasi che nessun metodo fallisca completamente né funzioni in modo definitivo. Cosa fa di un rapporto genitore-figlio una relazione sana, benefica, funzionale? Pare che ci sia un ingrediente segreto, un elemento imponderabile, qualcosa che salva tutto, indipendentemente dagli errori di ogni metodo e di ogni genitore.

Qual è l’ingrediente segreto di tutte le mamme del mondo?

Questo elemento è l’amore. Incondizionato e accogliente, che permette al figlio di crescere protetto dal male e dall’indifferenza del mondo. Un modo di amare che non sia egoista, permette al figlio di essere quello che è. Questo significa evitare di proiettare sui figli le aspirazioni e i desideri dei genitori, rispettando il fatto che ogni figlio appartiene solo a sé stesso. Grazie a questo amore disinteressato, un figlio sviluppa la sua personalità senza sentirsi giudicato. Nell’amore di sua madre e dei suoi genitori, si sente libero di esplorare. Al limite anche di sbagliare, di ottenere risultati mediocri, senza perdere il sostegno di chi gli vuole bene.

Questo amore, quanto più possibile, cerca di imitare l’amore di Dio. Dio, che prima di ogni cosa, è padre. Lui ci ama in questo modo generoso, incondizionato, totale. Nel suo amore concede ai figli la libertà di crescere, di trovare sé stessi, al limite anche di perdersi. Questo amore ci custodisce tutti, sempre e comunque. Non va conquistato, né meritato. E’ un dono che ci viene dato, per il solo fatto che esistiamo. Senza altri perché. La sua gratuità ne rappresenta la meravigliosa potenza.

La job description delle mamme, in tutto il mondo, prevede un solo requisito irrinunciabile: amare!

Per questo, non è una sgridata in più o in meno che farà di noi delle brave o delle cattive mamme. L’adeguatezza del nostro compito non dipende dal fatto che siamo severe o permissive, comunicative o assertive, apprensive o più rilassate. L’amore permette di superare i nostri difetti, i nostri errori, le incertezze e le cantonate che finiamo col commettere, in buona fede. Nella Job description delle mamme, in tutto il mondo, esiste un solo requisito essenziale e irrinunciabile: l’amore! Tutto il resto è marginale. Tutte le mamme del mondo sono belle e anche brave. Se amano generosamente, con tutte le loro forze.  

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