Articolo di Don Filippo Cotroneo
Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli!
All’inizio della vita pubblica di Gesù, secondo il vangelo di Marco, ci sono dei verbi importanti, Rivelano la sua autorevolezza al punto che chi vede e ascolta rimane stupito. E si chiede: “chi è costui?”.
Passando, “vide” e “chiamò” i primi quattro discepoli, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Andando nella casa di Simone e di Andrea, due passi fuori dalla sinagoga di Cafarnao, la suocera di Simone era ammalata. La “toccò”, ed ella guarì e si mise a “servirli”. Così con il lebbroso, alla sua richiesta di essere liberato, Gesù lo toccò. Gli disse: “lo ‘voglio’ guarisci!”; autorevolezza imperativa contro il male, che attanaglia le persone costringendole alla sofferenza.
Non ci addentriamo nei vari significati biblici. Gesù libera anche dagli “spiriti impuri”.
Tutto ciò deve farci riflettere sul mistero del male e di Satana, la cui opera è appunto quella di stimolare la libertà umana inclinandola contro Dio.
Gesù nel suo incontro con gli uomini, esprime la misericordia di Dio. Misericordia che va incontro ad ogni sofferenza nel corpo e nello spirito, restituendo loro la dignità smarrita o persa.
Basterebbe pensare a come sono intrisi da tante impurità i nostri pensieri (impuri), da cui scaturiscono le azioni, quando essi non sono secondo Dio. Se confrontiamo questi pensieri e azioni, con il vivere della nostra attuale Società, possiamo renderci conto di quanta impurità c’è in essa.
A questo proposito ci illumina il brano della Lettera agli Ebrei.
Fratelli, come dice lo Spirito Santo: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant’anni le mie opere. Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: hanno sempre il cuore sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo». Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente.
Nel rimando del lebbroso al sacerdote possiamo intravedere il sacramento della penitenza. Non mi soffermo sul cosiddetto ‘segreto messianico’ che Gesù imponeva, senza riuscirci, ai guariti. Evidentemente sapeva della strada lunga da percorrere e che la sua ‘ora’ non era ancora giunta.
Leggendo i testi, non possiamo non vedere come Gesù, di buon mattino, si ritirava in disparte e, nella preghiera entrava in comunione con il Padre. La preghiera è come l’ossigeno per il nostro corpo, per la nostra anima. Gesù ogni giorno entrava, nel silenzio orante, si cibava della presenza del Padre. Trovava la forza per proseguire il suo cammino che piano piano si schiariva sempre più. La sua vita non poteva prescindere dall’incontro con Colui che lo ha inviato per dare speranza al suo popolo.
La Parola di Dio, che liberamente ci è stata donata, quando viene accolta come tale, diventa liberante. Egli non impone mai, ma propone all’uomo di accogliere anche la sua legge, che gli permetterà di passare indenne attraverso i popoli grandi e numerosi dell’AT e, accogliendo Gesù, vivendolo ogni giorno, diventa per noi, anticipo di vita eterna in attesa della pienezza in lui. Anche noi sappiamo di dover morire nel corpo, ma il come, se essere con Lui o senza di Lui, dipende da noi. Sforziamoci di ‘camminare’ con Gesù verso la perfettibilità da Lui richiesta. Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli!
Un caro saluto in Cristo
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