Chi erano i re Magi? Scopriamolo, fra storia e leggenda.
Ieri la Chiesa cattolica ha festeggiato l’epifania. La festa, il cui nome di origine greca vuol dire: apparizione divina, conclude il tempo di Natale. I re Magi appaiono nel Vangelo di Matteo.
Matteo racconta: Dei magi d’Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov’è il re dei Giudei che è nato?
Chi sono? C’è chi dice che i Magi siano re d’oriente. Altre tradizioni li descrivono come sapienti o sacerdoti di una religione asiatica. L’Evangelista non rivela dettagli. Forse perché, all’epoca i Magi erano conosciuti.
Già cinquecento anni prima del Vangelo, Erodoto li nomina. Lo storico greco rivela che sono una delle sei tribù dei Medi, antico popolo iranico, del sud del mar Caspio. Tertulliano, nel II secolo, attribuisce ai Magi la qualifica di Re.
Il Vangelo non specifica quanti fossero. La tradizione ce ne ha tramandati tre. Una leggenda armena dice che i Re Magi erano tre fratelli. Melkon regnava sui Persiani; Baldassarre sugli indiani; Gaspare possedeva il paese degli Arabi. In realtà, questa è probabilmente una elaborazione successiva, che simboleggia la devozione di tutti i popoli del mondo a Gesù.
L’unica cosa certa è che, come noi, i re Magi sono uomini in cammino. Forse hanno già molto, almeno dal punto di vista materiale. Forse sono davvero re o ricchi. Eppure, a loro manca qualcosa. Sono in ricerca di Colui che realizzerà la profezia: il principe, che pascerà il mio popolo Israele.
Un re che vogliono adorare. Quando hanno notizia che è nato, non esitano un attimo a lasciare tutto. Si mettono in viaggio. Senza un itinerario, un navigatore GPS, uno smartphone. Senza aver prenotato un volo, un treno, un bed& breakfast. Una iniziativa inimmaginabile oggi. Ma loro non hanno bisogno di nessuna di queste cose. Una stella li guida fino al bambino. Non vanno a mani vuote, gli portano doni: oro, incenso, mirra.
Doni che stimoleranno la fantasia di tanti commentatori, nei secoli. Sant’Ireneo spiega che la mirra è l’olio tradizionalmente utilizzato per la sepoltura e allude alla Passione di Cristo, l’oro è simbolo di regalità, l’incenso è riservato a Dio.
Ottocento anni più tardi, Bernardo di Chiaravalle darà una interpretazione più pragmatica. Per lui, l’oro allevia la povertà della Vergine, l’incenso disinfetta la stalla di Betlemme e la mirra serve da vermifugo. Lutero, quattro secoli dopo, li associa a fede, speranza e carità, le tre virtù teologali.
Le tracce dei Magi si perdono, dopo l’incontro con la sacra famiglia. Matteo ci dice solo che tornano nella loro terra. Secondo una leggenda successiva, muoiono a Gerusalemme.
Passano tre secoli, Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, va in terra Santa. Cerca tracce della Vita di Gesù. La santa riporta a Costantinopoli molte reliquie. Fra esse anche le spoglie dei re Magi.
Queste reliquie vengono poi donate a Eustorgio, vescovo di Milano. Arrivano in città, in un pesante sarcofago, su un carro trainato da buoi. Sono destinate alla chiesa di Santa Tecla. Il carro si impantana nel fango. E’ troppo pesante e non si riesce a rimuoverlo. Eustorgio lo interpreta come un segno. Lì fonderà una basilica per custodirli.
La Basilica esiste ancora e porta il suo nome. Ospiterà i Magi fino all’arrivo di Federico Barbarossa a Milano, nel 1164.
L’imperatore saccheggia la città. Le reliquie dei Magi fanno parte del bottino di guerra e vengono trasportate a Colonia. Nella cattedrale tedesca vengono composte in un’urna preziosa, dove ancora si trovano. Nel 1903, grazie alla mediazione del Cardinale Ferrari, Milano riceve indietro parte delle reliquie: qualche frammento osseo. Tornano sant’Eustorgio. Poste in un reliquiario, vicino all’antico sarcofago, ormai vuoto.
Anche la scienza ha detto la sua, sull’autenticità delle reliquie. Nel 1981, l’arcivescovo di Colonia decide di fare effettuare degli esami sui tessuti che rivestono i resti dei re Magi.
Il lenzuolo che avvolge i corpi è una seta cinese. La seta naturale è bianca. Arrivata in Persia, la stoffa era tinta con porpora. La porpora veniva fabbricata in Fenicia, da una conchiglia, chiamata Murex. La colorazione impreziosiva la stoffa, destinata ad abiti di pregio.
La porpora tingeva i tessuti in modo durevole e resistente ai lavaggi. Questo ingrediente sarà fonte di ricchezze per i fenici. Il suo utilizzo declina solo a partire dal IV secolo dC.
La colorazione e la fattura delle stoffe confermerebbe la datazione delle reliquie e l’alto rango di chi le indossava.
I re Magi e il loro pellegrinaggio a Betlemme, parlano ancora, anche a noi moderni
Chiunque fossero, hanno dato vita a quella che da sempre per l’uomo è una necessità insopprimibile: la ricerca di Dio.
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