Te Deum laudamus! Ed è finito anche il 2022. Insomma. Quasi. E’ tempo di ringraziare.
Grazie, Signore, per tutto quello che ho avuto e che non ho meritato. E soprattutto perché non l’ho meritato, eppure me lo hai dato generosamente.
Ti rendo grazie per avermi amato con le mie debolezze, che tu conosci bene e che scopro vivendo.
Sono colma di gratitudine, per non avermi abbandonato alle mie paure. Per avermi dato la forza per affrontarle, anche se a modo mio e non sempre in modo brillante.
Te Deum laudo. Per mostrarci che non siamo grumi di sangue strappati al caso, sputati sulla terra senza un fine, ma figli amatissimi di un grande Padre.
Grazie per avermi fatto capire che c’è il tuo disegno, dietro tutto quello che accade. E per fortuna non c’è bisogno che io lo intuisca, che lo veda tutto sin da subito! Basta che mi affidi a te, che tieni saldo il timone della mia vita e mi conduci dove sta il mio bene.
Grazie per il perdono per quello che ho sbagliato, e più ancora per il perdono di quello che ancora sbaglierò.
Grazie per avermi donato la libertà di scegliere e quella di commettere errori, pur restando dentro al tuo abbraccio forte e solido.
Te Deum laudo, grazie per quello che trovo e per quello che perdo, per tutto quello che non so e per tutto quello che non capisco.
Grazie per l’amore di chi c’è e per l’amore di chi, anche se non c’è più, non se n’è mai andato.
Te Deum laudo…
Mi hai dato una famiglia meravigliosa.
Mi dai la capacità e il coraggio di cercare di prendermene cura, seppure coi miei limiti e i miei difetti. Quindi con il mio repertorio di cene arrangiate, casa disordinata, macchie che non riesco a eliminare (ecco, adesso tutti sapranno che non compro Vanish)
Signore, mi hai fatto comprendere questo mistero grande: l’amore fra un uomo e una donna. Un marziano e una venusiana, uno scontro fra galassie. Ho così scoperto che, se metti un uomo e una donna in una stanza, lei, col pigiama felpato, batterà i denti sotto al piumone. Invece, lui dormirà indossando le sole mutande.
Mi hai aperto gli occhi e dato il discernimento di vedere la mia imperfezione, di non darle maschere migliori della realtà. Infine di accettarla amorevolmente, invece di negarne l’esistenza. Anche se, Signore, ogni tanto ste imperfezioni me le dimentico e anzi, mi vedo meglio di come sono. In quei momenti, di solito compro vestiti che mi potrei permettere solo se avessi dieci centimetri in più o dieci chili in meno. E mi convinco persino che mi stiano bene.
Mi hai dato la consapevolezza di poter contare sempre su di te. Magari non quando ho una pila di piatti da lavare o dieci metri cubi di bucato da stirare (su questo bisogna che ci lavoriamo). Eppure quando mi pare che mi manchi la forza per affrontare l’uno o gli altri, tu riesci a infondermela.
Grazie per questa speranza che non mi abbandonerai mai.
Se proprio vuoi farmi felice, prenditi qualche centimetro di punto vita, qualche ruga, qualche capello bianco. per chi ne è sprovvista. Potresti farmi questo favore, a me diversamente bella, diversamente giovane, diversamente magra! Ovvero ridistribuire generosamente e un po’ più omogeneamente, tutte queste cose che in me abbondano.
Signore, ti ringrazio per tutto questo. A voler essere pignola, c’è solo una cosina che mi manca, che è correre una mezza maratona al tempo di 4.50 minuti/km.
Per il 20231, vedi che puoi fare. Te Deum laudo!
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