Sale, non miele

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“Sale non miele”, No, non parlo di cucina.

Oggi è l’ultimo venerdì dell’anno, il momento giusto per un nuovo libro. Si dice che quello che si fa il primo dell’anno, si farà tutto l’anno e questo è l’augurio più bello che una bibliofila come me possa fare.

Leggere diverte, distrae la mente, educa il gusto, nutre lo spirito. Ci sono tanti di quei libri che meriterebbero di essere letti. Di tutti questi, il mio consiglio di questo venerdì va a un libro piccolo di volume, ma denso e profondo di senso. Si intitola: “Sale non miele” ed è bello come tutti i libri a cui Don Epicoco, l’autore, ci ha abituati, sin dall’inizio. Cercare di riassumere un libro così ricco in poche frasi non è semplice. Tenterò di commentare soprattutto le cose che mi hanno maggiormente colpita.

Don Epicoco ci parla della vita interiore e della vita spirituale, che ciascuno di noi ha, anche se talvolta non le presta ascolto. La conversione del cuore nasce dall’affidamento a Dio. Anche nelle situazioni più difficili, abbandonando certezze e compromessi.

Soprattutto, si affronta il tema del valore della fede e della santità. Troppo spesso si attribuisce a queste due entità un carattere zuccheroso (il “miele”), una eccessiva indulgenza al buonismo, ma, ricorda Don Epicoco, i fedeli sono il realtà il sale della terra, un sale che brucia, ma evita di marcire.

Passo passo, Don Epicoco ci guida in questo percorso alla scoperta del senso della fede. Colpisce la ricchezza di esempi, tratti dal Vangelo, dall’Antico Testamento, dai Salmi. L’autore utilizza tutti gli elementi dei testi sacri, utili a far capire a chi legge tutti i messaggi importanti che gli stanno a cuore, spiegando in modo semplice e coinvolgente. Non ci si riesce a staccare dal libro, se non quando si è finita la lettura.

Ecco alcune delle mie frasi preferite:

La santità è una questione più scottante. È l’eroismo di restare umani nonostante la vita. E, per restare umani, delle volte bisogna essere forti, non buoni. Scaltri, non ingenui. Decisi, non remissivi.

Credo che ci sia un progetto di grazia persino per i nostri peccati. Cioè, Dio guida persino la nostra fragilità che tende al male. La guida in una maniera tale che possa concorrere al nostro bene:

Virtù teologali significa che stiamo parlando di un dono, e non di un dono qualunque ma di un dono del Cielo stesso. Nessuno in realtà è capace da solo di Fede, o di Speranza, o di Carità. Al massimo, umanamente, noi siamo capaci di fiducia, che è faccenda diversa rispetto alla Fede, siamo capaci di ottimismo, che è cosa diversa dalla Speranza, e siamo capaci di bene, che è materia diversa dalla Carità.

Buon libro del venerdì!

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