Il volto di Dio. Questo sì che è un bell’argomento. Perché davvero, ho parlato dello scaldabagno, dei miei neuroni pigri, persino dell’omino pan di zenzero. Per questo Natale, devo trovare di meglio. E’ il primo Natale che faccio la blogger. Lo dico per mia zia e per le amiche diversamente giovani, che tengono stretta la posizione, nei primi banchi della chiesa e guai a chi gliela tocca: blogger non è una parolaccia, né un brutto mestiere.
In primis, non è un mestiere. Tutti pensiamo di avere qualcosa da dire. Qualcosa di estremamente meritevole. L’unica differenza fra la gente normale e il blogger, è che lui (o lei) queste cose, oltre che dirle, le mette per iscritto. E questa è insieme una cosa bella e pericolosissima. Perché le parole scritte saranno lì a ricordarci, non dico per l’eternità o per i secoli dei secoli, (non esageriamo!), ma almeno per qualche anno, proprio quel post. E potremmo scoprire che quelle parole che ritenevamo così interessanti, erano delle cavolate galattiche.
Per evitare di ritrovarmi, fra qualche tempo, a chiedermi: ma cosa diamine mi è venuto in mente di scrivere?, ho cercato un argomento bellissimo, almeno per il post di oggi.
E l’ho trovato. Forse. Il volto di Dio.
Natale, o natività, vuol dire nascita. Se si cancella dal Natale il suo evento cruciale, la nascita di Gesù, cosa resta? Che cosa esattamente stiamo festeggiando? Non sto esagerando. Cercavo un biglietto d’auguri elettronico, da inviare agli amici, su una celebre app di cartoline virtuali e locandine. Sotto la parola chiave “Christmas” (Natale) c’erano ben 18.000 cartoline. Meno di 60 avevano come soggetto Gesù bambino, la Sacra Famiglia, la Natività.
Pare che, culturalmente, Gesù bambino sia diventato l’innominato. E anche l’innominabile, visto che tante aziende danno ai dipendenti indicazione di augurare ai clienti e fornitori “buone feste” anziché Natale.
E’ sparita l’immagine della Sacra Famiglia, a favore di renne, Babbo Natale, pupazzi di neve, corone natalizie e dolciumi vari. Se Natale è diventato “buone feste?” chi è esattamente il festeggiato?
A volte si sente dire che, se non c’è una parola per definire un evento, un fenomeno, una situazione, allora quella cosa non esiste. Ma è vero anche per le immagini. Se abbiamo creato dei termini (Natale, natività ecc), ma abbiamo cancellato ciò che rappresentano, stiamo solo maneggiando parole vuote.
Le parole sono importanti, nella misura in cui nominano qualcosa che esiste. E non esiste la festa, senza il festeggiato. Ritrarre nostro Signore è una scelta di enorme potenza. Ed è un tratto peculiare del Cristianesimo. L’immagine è un regalo che il Cristianesimo ha fatto all’umanità.
In principio, la Bibbia vietava la rappresentazione grafica di Dio. Per questo nelle sinagoghe non c’erano (e non ci sono) affreschi. Fra i cristiani dei primi secoli, la questione fu a lungo discussa. Quando i pagani si convertirono, la loro cultura amante delle immagini, influenzò la pratica della fede. I cristiani dell’impero romano, cominciarono a raffigurare Dio, Gesù, gli angeli. Non tutti però, nella comunità cristiana, erano d’accordo.
L’imperatore Leone III, nell’ottavo secolo, ordinò la distruzione di tutte le immagini che raffiguravano il sacro. Per questo, è passato alla storia come l’iconoclasta, ovvero, il distruttore di immagini. Suo figlio ne seguì le orme. Per parecchio tempo la questione delle immagini di Dio rimase un argomento caldo. Fino a che, il concilio di Nicea (il secondo, del primo parlo qui: https://annaporchetti.it/2022/12/23/non-chiamatelo-santo/), nel 787, esaminò la questione. I vescovi presenti all’assemblea conciliare stabilirono che è lecito per il cristiano raffigurare Dio.
Il volto di Dio, Gesù, la Vergine, i santi, sono quindi entrati nel nostro culto e nelle nostre vite, dando una forma concreta all’oggetto della nostra fede. E non ne sono più uscite.
Per tutta l’antichità, gli affreschi delle chiese parlavano ai fedeli. Raccontavano storie della Bibbia, episodi del Vangelo, vite di santi, a una popolazione devota, ma in gran parte ancora analfabeta. Cristiani che non avrebbero potuto leggere quelle storie e nutrire così la loro fede.
L’arte sacra ha regalato al mondo immagini di enorme bellezza, Quadri e sculture così espressive, da commuovere il cuore degli uomini e ispirare il senso grandiosità divina alla base del sentimento religioso. Le competenze acquisite dagli artisti, si sono estese dal sacro al profano. Così è nata la ritrattistica e la scultura decorativa, per i privati. Tutto questo ha creato la cultura visuale in cui oggi siamo immersi. Abbiamo quindi un grande debito verso il cristianesimo, dal punto di vista artistico e visuale.
Per questo è così preoccupante che le immagini del sacro stiano sparendo. Siamo una società che ha deciso di smettere di rappresentare il volto di Dio, la Sacra famiglia, Gesù bambino. Persino nella celebrazione della sua nascita. Gesù esce di scena, lasciando il posto a oggetti inanimati, animali o il sempiterno Babbo Natale.
Voltiamo così le spalle a quello che è sempre stato il desiderio dell’uomo: la vicinanza di Dio, la possibilità di vederlo. Come recita il Salmo 27,: “Il tuo volto, Signore, io cerco.”
Noi che potremmo adorare il volto di Dio, del bambinello, della Sacra famiglia, anche attraverso le loro immagini, ci accontentiamo di una slitta, di un pupazzo di neve, di un Babbo Natale panciuto qualsiasi.
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