Non chiamatelo santo!

Vai al blog

I miei articoli:

Non chiamatelo santo. Per favore. Gli fate un torto, al povero San Nicola.

Le feste natalizie portano con sé una serie di leggende metropolitane e credenze popolari.

Per esempio, la storia che chi si bacia sotto il vischio, si amerà per sempre. Io il vischio non so cosa sia. Me lo sono dovuto cercare su Google. Mio marito e io non ci siamo mai baciati sotto al vischio. Forse è una fortuna che stiamo insieme da oltre trent’anni?

Oppure, che la vigilia di Natale si mangi di magro. Sta scritto da qualche parte? E’ un obbligo? Non ne parla il catechismo, né il Vangelo. Eppure, oggi io, come molte altre massaie meridionali, ho puntato la sveglia all’alba. Intendo tagliare fra le prime il traguardo del reparto pescheria, nel mio supermercato di fiducia.

E poi questa diceria che i regali di Natale, se aperti prima del tempo, si trasformino in paglia. L’idea mi terrorizzava da bambina. Al punto che mi aggiravo furtiva attorno all’albero, prendevo i pacchetti, li soppesavo, ma non osavo aprirli. Nemmeno per una sbirciatina, senza avere il via dai miei genitori.

Fra queste leggende metropolitane, quella che mi piace meno, è la storia di Babbo Natale. Diciamocelo, Babbo Natale non esiste. Non è mai esistito. E’ un personaggio totalmente inventato. Non ha niente a che vedere con San Nicola. Anche se in tanti sostengono con decisione e in perfetta buona fede che Babbo Natale sia proprio lui, il prestigioso santo. Non chiamatelo santo, per favore. Babbo Natale non lo è.

San Babbo Natale non esiste nel calendario liturgico. Controllate coi vostri occhi, se non mi credete. Malgrado l’aspetto di signore maturo, è in realtà piuttosto giovane. Nasce nel 1931, ben sedici secoli dopo l’illustre santo. Il Babbo Natale, come lo conosciamo oggi: un uomo con la barba bianca, sorridente, corpulento, prende vita dal pennello di un illustratore americano, Haddon Subblom. Lo crea per una campagna pubblicitaria della Coca cola, bevanda già popolare. La stessa azienda riporta questa notizia, nella sezione storica del proprio sito. (qui:https://www.coca-colacompany.com/faqs/did-coca-cola-invent-santa).

Coca cola decide di sfruttare la leggenda metropolitana derivante dal libro per bambini di un pastore episcopale, Clement Clarke Moore. L’uomo, nel 1822 compone un poema per le proprie figlie (poi pubblicato) in cui narra della visita di San Nicola, la notte prima di Natale. Lo fornisce di slitta, elfi e regali da distribuire ai bambini. Crea così una figura totalmente laica e aneddotica, per nulla in linea con il carattere e la storia del santo. Il poema però colpisce la fantasia di tanti e diventa una delle poesie più lette dell’epoca. E’ questo proto-Babbo Natale che creerà le basi per l’immagine del buffo personaggio.

Il Babbo Natale degli anni 30 del secolo passato, ricorda, anche nell’abbigliamento, i colori del logo Coca cola. E’ una perfetta e funzionalissima icona di marketing. Così riuscita, che 90 anni dopo, i ragazzini di tutto il mondo, ancora se lo immaginano così. Ma non chiamatelo santo! Non lo è.

Ben altra cosa è la storia -quella vera – di San Nicola. Il Santo nasce nel 270 dC , in Licia, una regione dell’impero romano. La Licia è una terra di lingua greca, si trova proprio di fronte all’isola di Rodi. Di lì, San Nicola si sposta a Myra, oggi Demre, nei pressi dell’attuale Turchia. Non è quindi lappone. Non ha mai posseduto renne, né slitte da neve. E’ improbabile che avesse lineamenti nord europei. Le icone che lo ritraggono, mostrano un uomo dai lineamenti mediorientali. E San Nicola viene anche dipinto come molto magro. Un vero figurino.

Predica il Vangelo. Diventa vescovo di Myra, per acclamazione popolare. Un vescovo cristiano, in un impero romano in cui la sua è ancora una religione clandestina e i fedeli rischiano. Lo stesso Nicola subisce l’esilio, durante il regno dell’imperatore Diocleziano. Viene liberato solo nel 313, quando l’imperatore Costantino I, convertitosi, garantisce finalmente la libertà di culto.

Il periodo è però turbolento. La giovane religione cristiana è minacciata anche dall’interno. Ario, un vescovo africano, diffonde teorie che ridimensionano la figura del Figlio di Dio. Secondo la tradizione, San Nicola è fra i partecipanti del famoso Concilio di Nicea, un evento storico, nella storia del cristianesimo.

Questo concilio, tenutosi nel 325, riafferma, fra le altre cose, la natura divina di Gesù. Si tratta del primo dogma della religione cattolica, ovvero della prima verità di fede (nei secoli ne verranno affermate altre). Il concilio di Nicea di conclude dichiarando le tesi di Ario eretiche. Da questo dogma deriva il Credo di Nicea, la professione di fede che recitiamo ancora oggi. (che, a proposito di Gesù dice: generato, non creato, della stessa sostanza del Padre).

Durante il concilio, San Nicola perde le staffe. Prende letteralmente a sberle Ario, infastidito dalle sue falsità. Altro che vecchietto bonario e pacioccone! Il nostro San Nicola è un militante appassionato.

San Nicola è davvero una star internazionale. Molto più popolare di Babbo Natale. Egli è venerato come santo sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa. In quest’ultima è terzo per importanza, dopo Gesù e Maria. Le sue reliquie, conservate nella Basilica di Bari, sono meta per pellegrini russi e provenienti da tutto l’est europeo.

Nel medioevo il santo raggiunge un livello di popolarità immenso, che supera i confini dell’oriente e dell’Italia, per affermarsi in Nord europa.

Gli emigranti olandesi in America ne importano il culto.

San Nicola è protettore dei bambini, dei giovani e delle ragazze in età da marito. La tradizione gli attribuisce alcuni gesti caritatevoli, proprio nei loro confronti. Pare infatti che San Nicola abbia salvato tre sorelle dall’avviamento alla prostituzione, fornendo loro un sacco di denaro a testa, perché potessero sposarsi. Per questo, il santo viene raffigurato con tre palle o tre sacchi d’oro, la dote per le ragazze,

Un altro aneddoto riferisce che San Nicola resuscita tre bambini, uccisi da un macellaio malvagio, che voleva venderne le carni. Alcuni ritratti del santo, lo mostrano nell’atto di riportarli in vita.

Insomma il Santo non è un personaggio buffo e zuccheroso, che porta giocattolini o gadget a bambini già pieni di ogni tipo di oggetti. Non ha nulla a che fare con gli elfi che -ricordiamolo – sono creature magiche, prese dalla mitologia scandinava precristiana. (No, noi cristiani non crediamo nella magia)

San Nicola è un grande santo, a cui raccomandarsi. Babbo Natale lasciatelo dov’è. Sulla carta da regalo e sugli scaffali degli addobbi natalizi. Non chiamatelo Santo, per favore!

seguimi sul blog: www.AnnaPorchetti.it.

il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu