Il meglio deve ancora venire. Dovremmo saperlo bene. Talvolta, però, ce ne dimentichiamo.
Mi chiama una cara amica, R.,. È molto amareggiata.
Dei cattolici non ha più rispetto nessuno, mi dice. Questa società – inclusiva a chiacchiere- è invece profondamente discriminatoria, ma principalmente nei confronti dei cristiani.
Non si possono fare battute – e ci mancherebbe- verso chi è di una etnia diversa (questo è razzismo), né verso chi ha un diverso orientamento sessuale (questo è omofobia). Massima attenzione anche a non ferire chi non è in linea coi canoni estetici comuni (altrimenti è body shaming).
Guai a criticare chi è vegetariano, vegano, fruttariano o crudista. Perché ognuno mangia quel che vuole, per i motivi che vuole.
E naturalmente, la libertà religiosa è garantita a tutti. Anche a quella minuscola setta fondata da un santone dei più improbabili. Anche a quella rarissima confessione teista che si pratica dall’altra parte del mondo e che, alle nostre latitudini, è rappresentata da poche centinaia di credenti.
Bé, non proprio a tutti. I cattolici vengono invece impunemente derisi, dileggiati. Si offendono i simboli religiosi e la blasfemia viene fatta passare per facezia. A scuola hanno tolto crocifissi e presepi. A Natale nascono abeti e a Pasqua pulcini. Sembra che tutti si diano un gran da fare a cancellare Dio dall’orizzonte della società e a colpire la sensibilità religiosa dei cattolici.
La lascio sfogare un po’, povera R. C’è un ingorgo e si procede a passo d’uomo. Metto il viva voce e l’ascolto. D’altro canto, lei sa che non posso darle altro che questo: il mio tempo, il mio orecchio paziente, qualche parola di conforto.
Lei ha ragione da vendere e lo sappiamo entrambe, ma non c’è un modo semplice e veloce che metta riparo al problema.
Soprattutto, non c’è niente che possiamo fare come singole, impotenti e misconsiderate beghine di mezza età. Noialtre al massimo possiamo pregare. La preghiera è un’arma potente, ma non colpisce come e dove vorremmo noi. Per fortuna.
Perché è vero, talvolta mi arrabbio anche io. E tanto. Se avessi un qualche super potere distruttivo, come la vista laser o l’alabarda spaziale, probabilmente farei delle stragi.
Invece, Dio nella sua bontà e prudenza, non mi ha messo in mano altre armi, se non quella pacifica e costruttiva della preghiera. E ha ragione Lui (come sempre). La rabbia cerco di farmela passare. Non per buonismo, intendiamoci.
È che non si fa. Non ne abbiamo motivo. Sappiamo che, comunque, il meglio deve ancora venire!
Se scadiamo nell’invettiva, nell’odio, nella rabbia, facciamo il gioco del nemico. A quel punto, non c’è più così tanta differenza fra i cristiani e i loro persecutori ideologici. Per cui, anche quando avrei voglia di fare battute taglienti, cerco di moderarmi. E di non amareggiarmi. Per questo stesso motivo ho smesso di seguire alcuni scrittori, giornalisti, influencer cattolici.
Anche se sono bravissimi e scrivono e dicono cose verissime, giustissime, sacrosante. Purtroppo lo fanno in modo troppo caustico, troppo irruento, troppo irritato. In definitiva, troppo poco cristiano.
Lo abbiamo fatto spesso, io per prima. Tutti siamo a siamo a rischio. Dio dice di amare i nostri nemici, di pregare per loro, ma noi siamo umani. Farlo, a volte è troppo, è al di là delle nostre capacità.
È facile essere pesanti e difficile essere leggeri. Satana è caduto per la forza di gravità (frase bellissima, lo so, infatti non è mia, ma niente meno che di Chesterton).
Purtroppo, nei secoli, ci siamo meritati una fama troppo cupa e seriosa.
Ho un amico di vecchia data che ha inventato un modo -secondo lui imbattibile- per mettere in fuga ogni delegazione di testimoni di Geova, che bussi alla sua porta. Oppure qualunque evangelico, che voglia propinargli un volantino religioso, per strada. Lui, il mio amico, dice loro che rimpiange il tempo in cui agli eretici ci pensava la Santa Inquisizione. Il mio amico non è credente, né si interessa di religione. Ha però capito velocemente che cavalcare la fama dei cattolici come intolleranti, malmostosi e vendicativi lo aiuta a sbarazzarsi da postulanti molesti.
Avremmo motivi per irritarci, ma non dobbiamo abbandonarci al malumore. La cifra esistenziale del cristiano è la gioia, il buon umore. Non la rabbia e nemmeno la veemenza.
Lo dice pure il Papa. Anzi, lui lo ha proprio scritto nella sua esortazione apostolica: https://www.laciviltacattolica.it/articolo/gaudete-et-exsultate/
Il Papa ci ricorda le caratteristiche della santità: pazienza e mitezza, audacia e fervore, vita comunitaria e preghiera costante. E senso dell’umorismo. Lo avreste mai detto? I santi sono spesso di buon umore.
Il cristiano ha molto di cui gioire. Una promessa di salvezza che gli permette una speranza senza fine, non una fine senza speranza: altra bella frase, anche questa non è mia: Barbara Jones! È bello che le più belle menti del passato e del presente siano spesso di cristiani. Così abbiamo pensieri eccellenti che possiamo fare nostri, senza aver fatto la fatica di idearli.
Anche quando la vita volge al termine, che, secondo il metro umano, rappresenta la fine di tutto, il cristiano ha di che gioire. Lui sa che, quando tutto sembra perduto, il meglio deve ancora venire. A lui è stato promesso che di lì può cominciare un’altra vita, ancora migliore. La vita ultraterrena è un super upgrade in cui avrà diritto a un soggiorno perpetuo in un paradiso a cinque stelle e senza tirare fuori un solo centesimo di affitto, neanche a equo canone. Per questo mi sento fiduciosa e forse riesco a scuotere la mia amica R. Forse la convinco o per lo meno, le restituisco un po’ di buon umore. Non c’è motivo di addolorarsi. Il meglio deve ancora venire. E sarà un momento stupendo.
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