La genesi dell’amore

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Qual è la genesi dell’amore?

L’altro giorno ero dal parrucchiere. Segnatevelo sul calendario, perché non è un evento tanto frequente.

La signora bene che vorrei essere, andrebbe dal parrucchiere almeno una volta alla settimana. Tipicamente di venerdì sera o di sabato mattina, per prepararsi al week end. A essere proprio signora bene-bene, ci starebbe anche una seconda seduta. Magari attorno a martedì, per affrontare (quasi) tutta la settimana lavorativa, con una chioma ineccepibile. (Che ho il bulbo capillare grasso ve lo avevo già confessato?).

La signora bene che vorrei impersonare lo farebbe sicuramente. Sono pronta a scommettere che si farebbe con regolarità anche la manicure. Anzi, da copione, se la farebbe fare dall’estetista. Infatti, per una regola universale non scritta, anche l’estetista più scalzacane, mi fa le mani dieci spanne meglio di come le faccio io.

È arcinoto che le signore bene hanno sempre i capelli in ordine e le mani perfette. Il fatto è che, alla signora bene o bene al quadrato che vorrei essere, ho assestato una micidiale gomitata in pieno viso. Giusto prima di superarla da destra e farle mangiare la mia polvere.

Ogni tanto, scossa da terribili sensi di colpa per aver tradito le aspirazioni estetiche che nutrivo da ragazza, tento di adeguarmi a quello che farebbe lei. Allora vado dal parrucchiere. Mi trucco meglio del solito (il solito è un po’ di mascara, eye liner dal tratto incerto e un rossetto effetto nude). Magari metto anche lo smalto. Però dura poco. Nel giro di ventiquattro o trentasei ore, torno il brutto anatroccolo di sempre.

Tenere lo standard delle signore sciantose, non è semplice. Io ho: tre figli, un lavoro a tempo pieno, un marito, una casa, un blog, che chiedono tempo ed energie. Non ne lasciano molti per fare altro.

Comunque, sabato, in preda a una delle mie crisi di coscienza estetiche, sono approdata dal parrucchiere. L’aspetto che più amo, in queste circostanze, è la possibilità di sedermi su una comoda poltroncina in simil pelle, con musica new age e chiacchiere femminili in sottofondo. Senza che nessun familiare, per quell’oretta, mi cerchi. Forse mi cercano, ma il cellulare è impostato su “silenzioso”. Io potrò sempre rispondere: “non ti ho sentito, ero sotto il casco del parrucchiere”. Né marito né figlie sanno cosa sia un casco da parrucchiere. Né sanno che non si usa più. Da almeno trent’anni.

L’altra delizia delle sedute dal parrucchiere, è la possibilità di leggere giornali femminili. Adoro quelle riviste patinate, piene di gossip su persone di cui ignoro l’esistenza. Apprendo così che Amber Heard (non ho idea di chi sia) è di nuovo in tribunale per una causa alla sua assicurazione. Le lettere d’amore fra Bob Dylan e la sua fidanzata del liceo sono in vendita all’asta (lo dicevano già i romani: scripta manent, tutto quello che hai scritto, potrà essere usato contro di te!).

Balenciaga ha fatto una collezione autunno inverno veramente brutta. Alcuni dei suoi modelli sfilano con un robusto sacco nero in mano e sembra debbano scendere a buttare l’indifferenziato. In compenso Alberta Ferretti ha dato il meglio di sé.

La notizia più importante di tutte è che le coppie moderne praticano la completa interscambiabilità domestica. Si tratterebbe della vera genesi dell’amore. E questa sì che è una notizia. Io, che sono giurassica, ero rimasta al comunque coraggioso concetto della equa ripartizione dei compiti. Fin lì, ci arrivo. Nella mia personale interpretazione del comandamento. Ovvero, nel senso che in famiglia, ciascuno fa quel che può.

Già così, la questione aprirebbe sottili questioni dottrinarie su cosa di debba intendere per “equa ripartizione”.

La perfetta interscambiabilità, ecco, per me è un’idea troppo estrema. Stimo, con buona approssimazione, che rifare i letti, sia all’incirca nella posizione 127, nella classifica dei compiti preferiti di mio marito. Sicuramente montare i mobili dell’IKEA, seppure un po’ meglio che darsi una martellata su un dito.

Da parte mia, non sarei molto a mio agio nel cambiare le lampadine e i faretti. Nemmeno nel riattaccare la corrente elettrica, quando salta, per eccesso di tensione. Dimentico spesso che forno, TV e lavastoviglie non possono andare in contemporanea. In quei casi, piuttosto m’ingegnerei a cuocere l’arrosto e illuminare la stanza con le candele.

Pelare le patate non è fra i talenti del mio consorte. Almeno quanto per me parlare la stessa lingua del tecnico dello scaldabagno. Come si traduce nella nostra lingua: “il termostato è andato in corto”? Chiedo per un’amica.

Io capisco il bisogno di scoprire ricette infallibili, per il funzionamento di un matrimonio. Figuriamoci, io ci ho scritto un intero libro. Certo che tutti cerchiamo la formulina magica, quella che funziona sempre, comunque, dovunque, con chiunque. Il fatto è che io dubito che esista. È ovvio che spero di sbagliarmi. Perché se ci fosse un metodo universale per avere un perfetto menage di coppia, allora sì che sarebbe facile.

Invece non c’è, perlomeno nessuno la trova. L’interscambiabilità dei ruoli in famiglia, non pare un’idea risolutiva. Non tiene conto di chi siamo, un uomo e una donna, un padre e una madre, un marito e una moglie. Due creature profondamente diverse. Io non ho un briciolo della razionalità e della organizzazione di mio marito, né della sua granitica autorevolezza. Lui non ha un briciolo della mia capacità di ascolto, comunicazione, conciliazione degli opposti.

Se dovessimo scambiarci i ruoli, ciascuno di noi sarebbe mediocre in quello in cui l’altro eccelle. E a ciascuno di noi, costerebbe una immensa fatica, appropriarsi di attività e capacità che l’altro maneggia disinvoltamente. Talvolta siamo costretti a farlo, ma di solito non va così bene (l’elettricista stava per vendermi un nuovo impianto elettrico, mio marito stava per comprare delle verdure pulite e mondate, a un prezzo vertiginoso e senza aver comunque idea di come utilizzarle).

Questa mania di livellarci, di disconoscere le nostre diversità o, peggio, di considerarle una debolezza, è incomprensibile. Altro che genesi dell’amore. Invece, tutto questo è stato voluto da Dio, lui che non fa nulla per caso e, come sappiamo, è anche infallibile. Infatti, le peculiarità di ciascuno dei due i sessi è una grande ricchezza e una occasione di completamento. “Uomo e donna Lui li creò” dice il libro della Genesi. Non è mica una informazione confidenziale. Questa diversità è il motivo per cui ci cerchiamo, ci desideriamo, ci amiamo. La diversità è la vera genesi dell’amore.

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