Amo, ergo creo!

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I miei articoli:

Amo, ergo creo. Cartesio non lo avrebbe mai detto. Lui, più che un creativo, era un cervellone. Eppure, è la pura verità.

Devo fare una piccola premessa. Non ho nulla contro le persone creative.

Davvero, ho molti amici creativi. Anzi, a ulteriore prova della mia equanimità, dirò che ho amici che fanno i creativi per vivere. Gente che si occupa di pubblicità e di grafica. Quindi credetemi, le persone creative non mi hanno fatto nulla di male. Né io a loro.

Ma la creazione è qualcosa di troppo grande, perché tentiamo di impossessarcene noi uomini. Solo perché magari siamo bravi a disegnare. O abbiamo un certo talento con la musica o le parole.

La creatività ha più a che fare col divino, che con la pubblicità. (nessun pubblicitario è stato maltrattato, durante la redazione di questo articolo).

Poche cose si possono considerare più cristiane della creazione.

Tutti siamo creature. Viviamo nel creato.

Dio, oltre che creatore, è sicuramente creativo. Anzi, la creatività l’ha inventata lui. Insieme al cielo, la terra, le cose visibili e invisibili.

Amo, ergo creo. Dio non lo ha mai detto, ma che il suo amore abbia generato tutta la bellezza del mondo, è cosa evidente. Dio è il più famoso art director della storia. E anche il più bravo. Per convincercene, basterebbe guardarci intorno.

Anche se Dio ha inventato cose splendide, la Creazione ha come fondamento l’amore, non il senso estetico. Che cos’è la Creazione, se non il riflesso del suo amore? E’ la decisione di Dio di amare gli esseri viventi, che ne rende possibile l’esistenza.

Dunque, benedetta la creatività. Se è creatività vera. Diffidate dalle imitazioni.

Perché c’è creatività e creatività. Spesso la parola è utilizzata dagli uomini impropriamente. Se vogliamo aggirare una regola, fare di testa nostra, ci giustifichiamo dicendo che siamo creativi.

Che male c’è? Stiamo solo interpretando la realtà. Ci stiamo concedendo una licenza poetica, perché la creatività è una forma d’arte. O, almeno, è un impulso che può generare arte.

Novantanove volte su cento, quando vi dicono che non c’è niente di male a  fare qualcosa, state in allerta. Perché, generalmente il male c’è. Eccome.

Le leggi non si prestano a interpretazioni creative, senza esserne stravolte, infrante, eluse.

Questo vale per le leggi dello stato. Per il Magistero. Per i comandamenti. Non si possono interpretare creativamente i loro principi. A volte abbiamo la tentazione di farlo. A volte lo facciamo davvero.

Anche se sembra un’ideona, non rappresenta il bene.

Di parcheggi creativi sono piene le nostre strade, inclusi passi carrai, accesso a strisce pedonali, posti destinati a portatori di handicap.

Di fiscalità creativa sono pieni i bilanci, un’estrosità che ha principalmente lo scopo di interpretare le regole per pagare meno tasse del dovuto.

Della cucina creativa preferirei non parlare. Sono oltre vent’anni che uso l’aggettivo, ogni volta che voglio definire un mio disastroso esperimento culinario.

Reinventarsi le regole è una mossa pericolosissima.

E’ come quando vai a camminare in montagna e decidi che il sentiero tracciato non fa per te. Troppo banale. Tu invece vuoi fare una cosa fighissima. Preferisci prendere una scorciatoia, tagliando per quel sentiero. Ti sembrava una grande scoperta. Poi ti ritrovi a vagare nella boscaglia. E rischi di perderti.

Nella vita puoi illuderti di prendere una scorciatoia creativa. Invece di arrivare prima, con meno fatica, attraverso una strada più panoramica, ti perdi. Esiste una unica via, da percorrere fino a destinazione. Forse non è sempre la più comoda, la più breve, la più piacevole. La salvezza non è dietro l’angolo. Bisogna farne di strada, per arrivarci. Essere buoni camminatori. Non c’è modo di accorciare il percorso. Né di inventare nuovi itinerari. Bisogna seguire la strada.

C’è una differenza sostanziale fra creatività e arbitrarietà. Ciò che è arbitrario non è necessariamente creativo. Certo, se travestiamo una deviazione da gesto creativo, può sembrare meno grave. Anestetizziamo la nostra coscienza. In fondo stiamo solo facendo le cose in modo un po’ diverso. Ci stiamo divertendo. Ma è solo una illusione. Non è creatività, ma egoismo.

Quando ci permettiamo di esplorare tutto, perché tanto nulla è sbagliato, non stiamo creando. Stiamo inseguendo la nostra pancia.

La vera creatività è generosa, tende al bene e ha a che fare con l’amore.

Non riguarda ciò che ci fa comodo o ci è utile. Per il cristiano, essere creativo non significa darsi proprie regole. Ci sono dieci comandamenti, un intero Vangelo, l’esempio di migliaia di santi. Sull’agire cristiano, non c’è bisogno di inventare nulla. Abbiamo invece bisogno di seguire la direzione.

E quindi, l’uomo è solo esecutore? Deve solo obbedire? Non ha uno spazio discrezionale, in cui possa essere rendersi protagonista di una “creatività buona”? La creatività è un duro lavoro e solo Dio lo può fare?

Assolutamente no.

Esistono tanti esempi di creatività sana. Accessibile a noi comuni mortali. Per esempio avere e allevare figli. Il frutto dell’amore fra un uomo e una donna è uno straordinario atto creativo. Attraverso i figli, i genitori cooperano alla creazione di Dio. Non a caso Dio è creatore, ma anche padre.

Questo vale per i genitori naturali, che hanno la fortuna e il privilegio di concepire e partorire figli. E vale anche per coloro che non sono genitori nella carne, ma all’atto creativo di esseri umani collaborano con tutto il cuore.

Per questo, Amo, ergo creo. Solo l’amore crea. A patto che sia amore vero.

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