Tutta colpa di Bridget Jones!

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Tutta colpa di Bridget Jones! Lo dico davvero. È lei la nostra peggiore nemica.

Perché, diciamocelo, con le altre, le regole del gioco erano chiare. Metti Ingrid Bergman, protagonista del film Casablanca. O via col vento, con la bellissima Rossella (Vivien Leigh). O, per stare ai tempi d’oggi, Insonnia d’amore (sono una grande fan di Meg Ryan).

Lì c’è una donna splendida che si innamora del protagonista e lui è bellissimo, valoroso, sincero. Ha un sacco di qualità. Lui è il principe azzurro, che più azzurro non si può. È chiaro fin dall’inizio che ci sarà un lieto fine. L’uomo di turno, non potrà che perdere la testa per lei. Lei non potrà che innamorarsi follemente di lui. I due non potranno che sposarsi. Di lì in avanti scatterà il “vissero felici e contenti”.

Dai, quei film mica li guardiamo per sapere come andranno a finire. Lo sappiamo benissimo. Come nelle favole, in queste pellicole romantiche, l’amore fra i due protagonisti vince sempre. Non importa quante peripezie i due dovranno affrontare. Quanti equivoci, colpi di scena, coincidenze dovranno superare. Alla fine, lui si inginocchierà e le chiederà di sposarlo. E lei non esiterà nemmeno per un secondo. Né se lo farà ripetere. Perché in verità, non aspettava altro. Capirai, chi si farebbe sfuggire il Mister Giusto che ogni donna sogna di incontrare?

È chiaro, queste storie ci piacciono, ma non è che le prendiamo del tutto sul serio. Voglio dire, chi di noi si è mai sentita la Rossella O’Hara della situazione? Chi di noi si è illusa di essere protagonista di una storia in cui tutto è perfetto? Quelle sono favole, mica la vita vera. Questo noi lo sappiamo. Almeno, In linea di principio era così. Poi venne lei. Credetemi, è tutta colpa sua. Colpa di Bridget Jones.

Lei non somiglia nemmeno per sbaglio alla bellissima Ingrid, a Meg, a Vivien.

Bridget è una ragazza che non brilla. Ha un lavoro banale, è in perenne lotta con la bilancia, piena di buoni propositi disattesi. Beve troppi cocktail e spende troppo per vestiti che non le donano e indossa mutandoni della nonna. Non ha niente e dico niente che la possa far passare per un’eroina romantica, di quelle designate al trionfo dell’amore. Bridget è una di noi. In qualcosa forse anche un po’ meno di noi.

È una sprovveduta che fa tutti gli errori che si possono fare nella sua situazione. Prima va a letto con il suo capo, bellissimo, fascinosissimo e di successo, che per di più è un donnaiolo. Poi va in crisi perché scopre che lui non cambierà. Infine, si innamora di un uomo che non sembra ricambiarla. Uno che sembra un po’ troppo per lei. Anche lui bellissimo, fascinosissimo e di successo. Eppure, Bridget riesce a conquistarlo. E, dulcis in fundo, persino il suo capo donnaiolo scopre di volerla, contro ogni possibile aspettativa.

Bridget, una ragazza ordinaria, fa perdere la testa non a un solo principe azzurro, ma a due. Impresa eccezionale, mai riuscita nemmeno alle migliori eroine romantiche della letteratura e del cinema. Ecco, ditemi se non è un inganno.

Nel caso di Cenerentola e delle sue versioni cinematografiche moderne, ci godiamo la storia, ma lo sappiamo benissimo, il principe azzurro non esiste.  

Invece, una come Bridget vorrebbe farci credere che esista. Anzi, che, per ciascuna di noi, ce ne sia più d’uno. E che qualunque ragazza possa trovarlo e addirittura scegliere quello che preferisce, in una vasta offerta di uomini tutti egualmente belli, perfetti e innamorati.

Sono illusioni pericolose. Perché non c’è alcuna possibilità che le cose vadano davvero così. Se una donna passa la giovinezza ad aspettare che arrivi proprio lui, un uomo perfetto, che non sia neanche un grammo meno di un autentico principe azzurro, rischia di ritrovarsi da sola. Delusa e amareggiata.

Non c’è nulla di più insano che coltivare un’aspettativa irrealizzabile. Passare gli anni migliori a paragonare uomini in carne ed ossa con un ideale irraggiungibile.

Nessun uomo, per quanto a posto, serio, lavoratore, di sani principi e magari di gradevole aspetto, reggerà mai il confronto con il prodotto della nostra idealizzazione romantica. Invece ci sono donne che arrivano a pensarlo. Per colpa di Bridget Jones e della sua vicenda ingannevole.

Credono che abbia ragione lei, Bridget Jones, che si debba puntare all’ideale. Che lei sia un esempio. In fondo, se ce l’ha fatta lei, ce la possiamo fare tutte. Guai ad accettare un uomo comune. Un Medioman che non si conformi alle nostre elevatissime aspettative. Meglio lasciarlo andare, l’uomo carino e di buon cuore, conosciuto in ufficio, a una festa, presentato da amici galeotti. Tanto possiamo ambire a qualcosa di meglio. Abbiamo l’imbarazzo della scelta. Appena dietro l’angolo, ci saranno quarantaquattro principi azzurri in fila per sei con il resto di due. Tutti lì per noi.

Sarebbe invece più utile, oltre che intellettualmente onesto, riconoscere che al mondo ci sono per lo più uomini normali. E che, udite udite, un uomo normale può rendere la donna che ama (e che lo ama) profondamente felice. Anche se non ha mai posseduto nemmeno un fazzolettino azzurro, né è mai stato una somma di virtù cavalleresche.

Eppure, si può incontrare un giovanotto per bene, con cui condividere l’impegno di amarsi e onorarsi, che significa soprattutto rispettare l’altro e adoperarsi per il suo bene. Credetemi, Medioman batte il principe azzurro 10 a zero. Lui, almeno, esiste davvero.

Il film è tratto dal libro: Il diario di Bridget Jones che si trova su Amazon: https://amzn.to/3TWXutt

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