Tutto fa brodo, o no?
Quando ero bambina, passavo ore a osservare mia nonna in cucina. Preparare da mangiare era una delle attività maggiormente praticate dalle madri di famiglia. Di certo perché il tempo non era un problema, a differenza che adesso. E poi, l’assenza di elettrodomestici sofisticati, non rendeva la cucina facile e veloce.
Ai tempi “bimbi” era il plurale del sostantivo “bimbo” non il deus ex machina delle magie in cucina. Mia nonna non possedeva praticamente nessun elettrodomestico. Montava a neve le uova con la forchetta, faceva il purè con lo schiacciapatate e la salsa con il passaverdure. Friggeva nella padella, direttamente sul fornello. Soprattutto, impastava a mano. Planetaria all’epoca era un aggettivo per lo più riferito alla terra e all’umanità nel suo complesso. Nessuno lo utilizzava per qualcosa che servisse a fare la torta o la pizza.
Si mangiava in modo molto diverso, quarant’anni fa. Oltre al fatto di fare quasi tutto a mano e non comprare piatti pronti (che comunque erano una rarità), mia nonna non buttava né scartava praticamente nulla. Da ogni ingrediente riusciva a ottenere la massima resa. Questa arte antica della parsimonia ha cambiato nome (si chiama sostenibilità) e anche finalità. Oggi la si propone per salvare il pianeta, un tempo per salvarsi la vita e mettere a tavola almeno il minimo delle calorie indispensabili alla sopravvivenza, in un’epoca in cui non c’era l’abbondanza di adesso.
Dopo anni di benessere e sprechi, torna il bisogno di razionalizzare un po’ i consumi. Sarà che ormai al supermercato le castagne costano poco meno del tartufo, la carne quasi quanto il caviale e il pesce come l’alta profumeria (senza averne l’odore). Con prezzi così, rivedere il modo di fare la spesa e cucinare, non è più un optional.
Mi sono accorta che il mio carrello medio è lievitato in termini di costo e ho ripescato volentieri un libro letto anni fa: Tutto fa brodo, dagli scarti alle scorte, di Lisa Casali.
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L’autrice è una blogger e scrittrice, specializzatasi nella gestione degli scarti e nella valorizzazione degli avanzi. Capitolo dopo capitolo, svela alcuni segreti per cucinare, utilizzando quello che c’è, riciclando il riciclabile e buttando il meno possibile.
Il libro insegna come usare quelle parti delle verdure che di solito scartiamo: le bucce di patata, di zucca, di cipolla, le foglie più esterne e coriacee dei carciofi. Anni fa provai la ricetta del dado da brodo, con le bucce delle verdure. Devo dire che non aveva nulla da invidiare ai dadi del supermercato (in fondo si è sempre detto che tutto fa brodo o no?).
Passo passo, dalla lettura riemergono ricordi antichi (le polpette come soluzione di riciclo), e ricette nuove. La mia preferita è quella della cottura in lavastoviglie. Qualcuno storcerà il naso, ma non ce n’è motivo, la carne cotta in questo modo, rimane tenerissima e saporita. D’altro canto, la cottura a bassa temperatura è sempre stato uno dei cavalli di battaglia di Cracco (ok, non sto dicendo che il mio arrosto se la giochi con quello di un cuoco stellato, però ha un discreto successo). Con un po’ di pratica, potrei perfezionare la tecnica a livelli semi professionali. Pare che Cracco stia già tremando.
Procedendo nella lettura, si scopre che è possibile ciò che è apparentemente impossibile. A esempio, fare una ottima pasta e fagioli senza fagioli.
Si può riciclare il latte prossimo alla scadenza, per fare formaggi. Residui di affettati non più freschissimi trovano nuova vita come mousse.
Bucce e torsoli di mela, che fino a ieri sarebbero finiti nel cestino senza passare dal via, sono la base per preparare l’aceto di mele. Un aceto con proprietà simili a quello di vino, ma più delicato, meno acido (e molto più in voga sulle tavole chic). Da tutto il libro traspare un grande rispetto e amore per il cibo.
Alcune cose sono per me inattuabili (dove lo ricavo lo spazio per un orto casalingo? Faccio un soppalco nel ripostiglio delle scope? Faccio pendere fioriere sospese dal soffitto?). Tuttavia mi piace molto lo spirito che anima la proposta.
Insomma, come diceva mia nonna, tutto fa brodo. Credo che a lei il libro sarebbe piaciuto. Piace anche a me.
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