Tanti auguri a me!
Tanti auguri a me… Vado canticchiando da stamattina. Domani non è il mio compleanno, ma il primo complemese del mio blog. Proprio come coi figli piccoli e con gli amori appena sbocciati, per il blog festeggio anche i mesi, anzi, il mese.
Avevo cominciato il 18 ottobre. L’idea era che il blog fosse uno spazio tutto mio. Una sorta di seconda casa al mare, dove rilassarmi, ritemprarmi e ricevere gli amici. I miei due vecchi neuroni non ne erano entusiasti (ne parlo qui: https://annaporchetti.it/2022/10/18/mi-faccio-un-blog/), ma, un mese dopo, grazie a un buon lavoro di squadra, siamo riusciti a popolare il blog con un articolo al giorno.
Certo non chissà che, ma per un blog amatoriale è già qualcosa. Un buon lavoro di squadra e un notevole numero di ore di sonno in meno. Siccome la giornata era già piena e si prestava poco ad ulteriori aggiunte, l’attività del blog ha assorbito un bel po’ di tempo nella fascia notturna.
Solo quando la cena è finita, la tavola sparecchiata e varia minuteria domestica assolta: lavastoviglie, lavatrice (che, non so a casa vostra, ma qui va praticamente a ciclo continuo, di concerto con l’asciugatrice), figli a letto, marito davanti alla Tv, solo allora divento praticamente invisibile ed inservibile (in senso buono) per la mia famiglia.
Allora vado a rintanarmi nel locale lavanderia/ripostiglio. E’ da sempre la mia reggia e il luogo delle mie creazioni letterarie. L’unico posto veramente mio in tutta la casa, ma solo nella fascia notturna. Di giorno c’è lo stendino, l’asse da stiro sempre pronto all’uso, la scopa e altri utensili. Dopo la mezzanotte, si avvera la favola di Cenerentola, ma al contrario. Allora, smette di essere la stanzetta sghemba in cui ammassiamo quello che non vogliamo avere fra i piedi e diventa un luogo meraviglioso. L’asse da stiro viene chiuso, come lo stendino ed entrambi, con scopa, ramazza e secchio, sbrigativamente pigiati contro la parete. Così da fare spazio a me e al mio inseparabile computer portatile. Così inseparabile che, tenendolo sulle gambe, si scalda così tanto, che temo che fonda e diventi un tutt’uno con la mia pelle.
A quel punto rifletto sulle giornate, su quello che mi ha colpito, sulle mie opinioni. Il mio pensiero non è né lineare né lucido mai, figuriamoci di notte, con la stanchezza che incombe, per cui ci vuole un po’ a mettere in fila le parole. Perché spesso, penso di avere qualcosa da dire. Con le cose da dire è un po’ come coi libri: se fai lo sforzo di metterli insieme, poi vorresti condividerli con qualcuno, altrimenti ti saresti risparmiata la fatica. Il blog mi ha permesso di aprire il mio cuore, in un dialogo ideale fra me e l’universo (bé, non esageriamo, l’universo dei miei lettori, molti meno dei venticinque di Manzoni).
Mi sono proposta di raccogliere le mie opinioni e cercare di non essere greve. Il mondo è già pieno di predicatori del lunedì, di maestrine dalla penna rossa, di dispensatori di verità e detentori di granitiche certezze. In tutta questa pesantezza che ci circonda, la vera sfida è non perdere la leggerezza. Mantenere uno sguardo benevolo e sorridente. Anche di fronte alla miseria umana? E certo, vuoi essere benevolo e sorridente di fronte alla grandezza Divina? Bella forza!
Proprio quando ci perdiamo a noi stessi, mettiamo da parte vanità e superbia e restiamo nudi nella nostra imperfezione e fragilità, ci riconciliamo con l’umanità in noi e negli altri. Per obbedire al comandamento nuovo, quello di amarsi gli uni con gli altri come siamo amati, dobbiamo scendere dal piedistallo e andare incontro al prossimo.
Devo dire che, se mai avessi la tentazione di sentirmi qualcuno, la mia location me la farebbe subito passare. Nessuno può illudersi di essere Lord Byron o Shakespeare in un ripostiglio, di fianco a secchio, ramazza e cesto dei panni da stirare. E anche se là dentro mi sento una cima, mi resta la consapevolezza che il termine di paragone è al minimo sindacale (nessuna ramazza, secchio, asse da stiro è stato maltrattato, per la redazione di questo post).
Tutto ciò premesso, al netto delle ore di sonno perse, della spremitura quotidiana di meningi, dei risultati non certo memorabili, questo blog mi rende felice assai. Come lui, quasi nessuno mai (non ditelo a mio marito). Tanti auguri a me!
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