Il Dio dei cristiani è bontà e misericordia e ha creato il cielo e la terra, ci insegnano sin dai tempi del catechismo. A volte però, rischia di sfuggirci che l’amore di Dio è in tutto, anche nelle piccole cose.
Ieri la Chiesa festeggiava San Martino.
La storia di Martino ci porta lontano nel tempo, ai primi secoli del cristianesimo. Ai suoi tempi il mondo era un posto molto diverso da come lo conosciamo oggi. Non c’era l’Europa, come la intendiamo oggi. Martino era nato nell’odierna Ungheria, che all’epoca non esisteva. Martino era un suddito dell’impero romano.
Fu uno dei primi santi a non essere martire, perché nel frattempo, grazie all’editto di Costantino, i cristiani non erano più perseguitati.
San Martino è un santo molto amato: caro ai cattolici, è venerato come santo anche dagli ortodossi. Nacque pagano e fece il soldato. Solo dopo, congedato dall’esercito romano, si convertì e diventò addirittura vescovo. Fu in prima linea nel combattere l’eresia ariana, che, nei primi secoli, si era diffusa molto fra i cristiani. Ma di tutto questo, si parla poco.
Per la gente lui è soprattutto “il santo del mantello”.
Quando ancora era pagano, durante una ronda militare, incontrò un mendicante. L’uomo era mal vestito e la temperatura gelida.
Martino ebbe pietà di lui. Tagliò il mantello -in dotazione a ogni soldato romano -in due con la spada e ne regalò metà al povero, perché si riparasse dal freddo.
La notte stessa Gesù gli apparve in sogno. Mostrandolo agli angeli, disse: “Questo è Martino, che mi ha rivestito”.
Perché Dio è grande, ma apprezza anche le piccole cose.
Sono sempre stata affezionata a San Martino. Quando ero piccola, la mia maestra elementare ci raccontava ogni anno la storia di San Martino, per invitarci a essere generosi verso i meno fortunati.
Erano gli anni 70 e la scuola non era laica, né ecologista o inclusiva, ma ancora si impegnava a trasmettere valori agli studenti, più che a inseguire le mode.
Ovviamente nessuno ci parlava dell’elezione a vescovo di Martino, né delle sue battaglie per la conversione degli ariani. Non sapevamo chi fosse Ario, né in cosa credesse, come accade alla maggior parte dei cattolici moderni.
Anche ammesso che qualche persona di buona volontà volesse spiegarcelo, l’argomento appassionerebbe poco. Oggi siamo molto lontani dalle eresie dei primi secoli e dai dubbi dei primi cristiani. Abbiamo altre eresie e altri dubbi.
Quello che è rimasto potente, nella storia di San Martino, è soprattutto l’episodio del dono del mantello. Quello ha varcato i secoli e si è impresso nella nostra memoria, molto più e molto meglio di tanti aspetti più rilevanti della sua vita e delle sue opere.
Il piccolo gesto di carità ci colpisce ancora, sebbene non esistano più i pagani, i mantelli, le spade, i soldati romani, le loro dotazioni standard di vestiario. Esistono però ancora i poveri, i bisognosi, i meno fortunati.
Martino rimane nella devozione popolare, perché la generosità è una virtù universale. Le epoche cambiano, così come le abitudini, ma l’uomo rimane uomo, con le sue fragilità.
Sempre in ogni tempo ci sarà un prossimo, che ci richiama alla necessità della carità, della solidarietà, della misericordia. Il prossimo di Martino, come il nostro prossimo, è un estraneo. Qualcuno che non conosciamo, che non è nostro amico, per cui non proviamo sentimenti. Una persona a cui non dobbiamo nulla e che nulla ci deve.
Proprio per questo il gesto di San Martino è grande: perché è gratuito.
Il vero amore è così, gratuito. Dividere il mantello potrebbe sembrare poca cosa, di fronte ai sacrifici e alla devozione estrema dei martiri dei primi secoli del cristianesimo. Eppure, questo atto riflette qualcosa di molto più profondo, di autenticamente cristiano: l’amore.
Quando soccorre il povero, Martino ancora non lo sa, ma si sta già comportando da cristiano.
Sta mettendo in pratica il comportamento dei giusti, come Gesù lo ha descritto, nel Vangelo di Matteo: “tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!” (Mt 25:40)
A volte pensiamo che il vero cristiano sia solo colui che perde la vita per la fede, che fa il missionario in zone pericolose del mondo, che affronta una quotidianità piena di enormi pericoli. Una vita così non è per tutti, ci diciamo.
Invece San Martino insegna che per essere cristiani, bastano azioni di misericordia alla portata di tutti, che Dio si incontra anche in un povero malvestito e intirizzito. Che Dio è Signore dell’universo e fa grandi miracoli, ma è anche il Dio delle piccole cose.
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