Lo scaldabagno lo sa

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Ieri si è rotto lo scaldabagno. Lo scaldabagno non si romperà mai a luglio o ad agosto, quando fuori ci sono quarantadue gradi e tu ti butti sotto la doccia per cercare di rinfrescarti. No. Lo scaldabagno in estate funziona benissimo. Appena arrivano i primi freddi, e tu, rientrando a casa dal lavoro, nell’aria umida della sera, già pregusti una bella doccia calda, lui decide di rompersi. Perché lo scaldabagno lo sa che è autunno e fuori fa freddo.

Mio marito ha telefonato all’assistenza tecnica. Parlare con un manutentore è difficile ed emozionante quanto prendere la linea a un telequiz, vincere una grande cifra al gratta e vinci o parcheggiare non in divieto a Milan, nell’ora di punta. Il guru dello scaldabagno ha detto che no, non è proprio possibile venire prima di venerdì.

Per me resta un mistero perché il tecnico della caldaia, ma anche l’elettricista o l’idraulico, non siano mai disponibili, quando li chiami. Nemmeno se si tratta di una vera emergenza. La loro agenda è come quella dei capi di stato e di governo. Hanno sempre un summit del G7 o una visita ufficiale alla Casa Bianca o a Buckingham Palace. Che sarà mai il tuo scarico otturato, il tuo impianto elettrico in black out, il tuo scaldabagno guasto, di fronte ai destini del mondo, che attendono la loro opera?

Che si abbia a che fare con un primo ministro o con un tecnico della caldaia, la sostanza non cambia. Bisogna disporsi con estrema pazienza. Attendere che trovino un buchino fra i loro mille impegni, per provvedere a te e al tuo scaldabagno rotto. Certo non oggi e nemmeno domani, ma tu attendi fiducioso, per non perdere la priorità acquisita.

D’altro canto, la disponibilità di acqua calda, in una famiglia di sole cinque persone praticamente adulte, quattro delle quali praticano sport regolarmente, non assume il rango di priorità per nessuno.

A eccezione dei cinque sfigati stessi.

La conseguenza immediata è che dovremo fare la doccia fredda. Almeno fino a venerdì. E, per quanto, così su due piedi, non sembri una cosa di cui rallegrarsi, bisogna trovare del buono in questo avvenimento. Come in ogni altra cosa della vita. Altrimenti chi ce lo ha fatto fare, a essere cristiani?

Nella lista dei molti benefici che derivano dal fare una doccia fredda ogni mattina, si può menzionare il fatto che l’acqua gelida sia un ottimo rassodante. Questa è una notizia meravigliosa, specie per me, che, a inizio autunno, in un attacco di parsimonia domestica, non ho rinnovato la palestra. (ogni tanto mi vengono queste crisi, in cui taglio tutto quello che mi pare superfluo e decido di darmi una regola di vita più sobria. Ma dura poco). Eliminare la palestra, non è stata una delle mie idee migliori. Se avessi deciso di tenerla, oltre all’effetto positivo sulla mia forma fisica, ora avrei accesso a docce calde di durata illimitata. Mannaggia a me.

Invece, facendo docce fredde, ridurrò significativamente il consumo di risorse idriche. Io, che prima mi crogiolavo sotto il getto bollente, e quasi mi addormentavo, avvolta in quel bel vapore tiepido, adesso mi laverò a tempo di record. Bella forza, chi ha il coraggio di fare una lunga doccia fredda (non io)? Questo risparmio d’acqua farà bene all’ambiente e anche alla nostra bolletta.

Non arrivo a dire di preferire lo scaldabagno rotto (non sfioro queste vette di santità ascetica), tuttavia non ne sarò eccessivamente addolorata. Come fa ogni cristiano, mi impegnerò a sopportare con animo lieto questo inconveniente.

(ma solo per questa volta e poi mai più, per i prossimi vent’anni!). D’altro canto noi, i cristiani, come dice San Paolo nella lettera ai romani, siamo lieti nelle tribolazioni, perché le tribolazioni portano pazienza (e a noi serve tanta pazienza! Almeno fino a venerdì!)

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scaldabagno rotto