Lost in translation
Lost in translation. Ve lo ricordate? E’ un film romantico di quasi vent’anni fa, con Bill Murray e una giovanissima Scarlett Johannson. Due americani a Tokyo e il senso di estraneità di una lingua che non capiscono. https://www.mymovies.it/film/2003/lostintranslationlamoretradotto/
E voi? Non lo avreste mai immaginato. Avete studiato le lingue antiche per anni e ancora adesso il periodo ciceroniano non ha più misteri per voi? Parlate inglese fluentemente, con una base di accento di Qxford, appena appena sporcato una screziatura snob della cadenza di Manhattan? Vi esprimete in un gradevole francese e le vostre nasali sono quasi perfette? E potete ordinare al ristorante e parlare del tempo in altre due o tre lingue? Bene ma non basta. Perché se avete figli adolescenti, molto probabilmente vi ci ritroverete anche voi.
Lost in translation nella vita quotidiana
Lo dico per esperienza. Le mie figlie dovrebbero essere italiane madre lingua. Cresciute in questo paese e in questa famiglia. Ma, di tanto in tanto, non capisco un accidente di quel che dicono. Per esempio, io sono una boomer. Sapete cos’è? Vuol dire che sono antica. Ma non antica come gli antichi greci o romani. Non antica come Socrate, Virgilio, Demostene, Tacito. Non quel genere di antichità nobile. No, boomer vuole dire che sei fuori tempo, non capisci la contemporaneità. il che è un po’ vero, almeno nel mio caso. Basterebbe vedermi alle prese con qualunque app, computer, aggeggio elettronico che entri nel mio raggio di azione (o io nel suo). Ci ho messo del tempo a capire che boomer non era un complimento (sì, non capisco la contemporaneità, sono boomer davvero).
Confidenze sentimentali
E l’amore? Se una delle mie figlie adolescenti decide di farmi una confidenza sentimentale, io attivo immediatamente radar e antenne, che nemmeno alla NASA. Però, il più delle volte, mi servirebbe il traduttore. Voi lo sapete cosa vuol dire friendzonare un ragazzo? Vuol dire che scarichi un potenziale corteggiatore, con la scusa che preferisci che restiate amici. Scusa vecchia come il mondo. Termine nuovissimo (ai nostri tempi si diceva due di picche, ma l’espressione è ignota a chiunque sia nato nel nuovo millennio).
Se poi una di loro vuol parlarti di un ragazzo che le piace (e ti racconterà che il ragazzo piace a una sua amica, perché le figlie, quando ti parlano delle loro storie d’amore, fingono sempre che riguardino un’amica), ti dirà che ha una crash, ovvero una cotta.
Destreggiarsi nel lessico dei giovani è difficilissimo, ma mai quanto adottare comportamenti in linea con le loro aspettative. Noi adulti, nella massima parte delle occasioni, siamo cringe. Che vuol dire imbarazzanti.
Ti ritrovi con di fianco dei marziani. Tu, che al dialogo fra genitori e figli ci hai sempre creduto, lo hai incoraggiato e auspicato, adesso che loro vuotano il sacco, non li capisci! E ti domandi: ma dove, ma come, ma quando hanno imparato tutte queste cose? Dove le hanno sentite? E io in che luogo mi trovavo, in quel momento?
Libero arbitrio educazionale
Coi figli è così. Tu li educhi e cerchi di corredarli di tutte le istruzioni e gli insegnamenti per affrontare la vita. Li lanci nel mondo (o acconsenti al fatto che ci vadano, ché se fosse per te, te li vorresti tenere sempre vicini) e speri di aver fatto del tuo meglio. Li incoraggi e fai il tifo per loro, ma devi lasciare che vadano.
Devi accettare questa cosa difficilissima e meravigliosa che è il loro libero arbitrio. Speri che quello che hai seminato nella loro coscienza, prima poi germogli e dia frutto. Anche se, così due piedi, non ne sei certa. Anzi, i tuoi figli sembrano abbastanza lontani dalle tue idee.
Chissà come fa Dio. Chissà, lui che è Bene, come fa a sopportare che noi, gli uomini, possiamo arrivare a fare così male. Lui che ti lascia la possibilità di agire come vuoi. Al di là o contro i tanti insegnamenti di virtù che ti ha tramandato. Lui che ti ama nella tua libertà di essere quello che sei, anche una brutta persona. Perché solo se sei libero di scegliere fra il bene e il male, il tuo comportamento ha davvero valore morale.
Ecco, questo è l’esempio da seguire coi figli. Amarli e sostenerli anche quando sbagliano. Anche quando fanno cose che non approvi. Cose che non faresti mai. Resistere alla tentazione di dire loro cosa fare, di fornire aiuto non richiesto. In tutto questo, continuare a fare il tifo per loro. Persino quando non capisci quello che dicono, ti ritrovi intrappolato in questa barriera linguistica che ti fa sentire lost in translation. O quando non comprendi quello che fanno, cosa gli passa per la testa.
Rispettare le loro scelte anche quando non le condividi e ti fanno soffrire. Questa è l’essenza del vero amore.
E infatti, il libero arbitrio ce lo ha dato Dio, che ci ama profondamente.
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