Siamo una squadra fortissimi?

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I miei articoli:

Siamo una squadra fortissimi! Canta Checcho Zalone, il mio attore preferito (sì lo so, ci sarebbero Paul Newman, Sean Connery e Brad Pitt, ma vogliamo mettere col fascino di un uomo che ti fa rotolare dalle risate?).

Sia Checco che il calcio ho cominciato a conoscerli e frequentarli grazie a mio marito. Per quanto possa sembrare strano, la mia famiglia d’origine non si è mai interessata allo sport più amato dagli italiani. Nemmeno un po’. Probabilmente eravamo fra i pochissimi, forse gli unici, in tutta Italia – dalle alpi al tacco dello stivale – a non tifare per nessuna squadra. Salvo la nazionale.

Solo dopo il matrimonio, ho capito che il calcio è molto più di quello che sembra. Ovvero, molto più di venti beoti che corrono, in mutande, dietro a un pallone e altri due beoti che li fissano, in piedi davanti a una porta.

Il calcio, per gli uomini -praticamente tutti gli uomini- è una passione, una componente essenziale della vita, oltre che un argomento di conversazione chiave, in qualunque situazione sociale. Commenti su squadre, partite, campionati, sono inevitabili. A meno che tu non frequenti solo donne (lì i temi sono molto più vari, le donne passano con disinvoltura dall’importanza di una consulenza di armocromia, al matrimonio fra JLo con Ben Affleck, a cento e uno modi di cucinare la zucca).

Se poi, come nel mio caso, hai per marito un tifoso sfegatato, il calcio è dentro il “pacchetto” coniugale. Lui sostiene che, nelle carte che abbiamo firmato a fine cerimonia, era pure scritto.

Sarà stata una di quelle clausole in piccolo, che nessuno legge, come quelle delle banche. Io non mi sono accorta di nulla e, d’altro canto, arrivati a quel punto, sarebbe stato comunque troppo tardi. Le promesse di fronte a Dio ce le eravamo già scambiate, in chiesa c’erano più di cento invitati affamati e il ristorante era già pagato.

Di lì in avanti è cominciato il mio corso intensivo di apprendimento calcistico. Un full immersion di anticipi e posticipi di campionato, (giocare solo di domenica ormai non basta), di coppa campioni, coppa Uefa, coppa delle coppe e, sospetto, persino coppa del nonno.

Visto che non potevo eliminare il calcio dalla mia vita, a meno di non eliminare anche il marito (ma questa non era una opzione), ho cercato di trovare un senso alla cosa.

Dopo un lungo cercare, ho concluso che un senso forse ce l’ha.

Perché in fondo, questa idea di fare gioco di squadra, di essere parte di un gruppo, di stare in una comunità che si riconosce in una identità comune, la sperimento anche io, da cattolica.

Per questo so che è bellissimo ritrovarsi nella comunità dei credenti, anche se il calcio non è una fede (conosco uomini pronti a giurare che lo sia, con tanto di estasi mistica da vittoria di campionato, pellegrinaggio domenicale allo stadio e rito comunitario di visione della partita).

Anche noi cristiani siamo una squadra fortissimi!

Possiamo schierare in campo i nostri difensori- e che difensori- gli apologeti! Persone con una testa così. Non solo hanno usato sofisticate argomentazioni filosofiche, per difendere il cristianesimo dalle accuse dei pagani. Il bello è che tutto questo lo hanno persino scritto in greco antico!

E come dimenticare i nostri formidabili attaccanti? Santi dedicatisi tenacemente all’evangelizzazione: gli apostoli, Pietro e Paolo di Tarso, San Martino di Tours, San Patrizio, Cirillo e Metodio (e l’elenco sarebbe ancora lungo).

Infine, il nostro grandissimo, bravissimo, imbattibile goleador: Gesù. Colui che ha vinto tutto e tutti: il peccato, il diavolo tentatore e da ultimo, in finalissima, ha sconfitto anche la morte.

Il bello è che, a seguire questa squadra, si resta sempre in zona salvezza!

Gente, questa è la mia squadra!

Alla fine anche il calcio ha il suo perché.

E’ vero, siamo una squadra fortissimi.

Mio marito ha creato un mostro!

cristiani squadra fortissima

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